Accetta le critiche… ma non il giudizio!

Ci sono momenti nella vita in cui pensiamo di non avere più l’età, di aver già scelto ciò che potevamo scegliere e che ormai sia già tutto costruito, come se avessimo seminato nel nostro orticello solo zucchine e ci fossimo resi conto troppo tardi che magari sarebbe stato utile piantare anche qualche pomodoro.

La verità è che non è così e che, più spesso di quanto immaginiamo, il blocco arriva solo ed esclusivamente da noi stessi e dal numero di paraocchi che abbiamo deciso di indossare.

Ogni giorno ci ritroviamo ad essere più preoccupati a moderare il nostro comportamento e le nostre scelte sulla base del giudizio di chi ci sta attorno piuttosto che sull’istinto e su quello che potremmo fare senza la preoccupazione di “oddio, mi stanno tutti a guardare, che diranno di me?”

Ti è mai successo di avere un capo d’abbigliamento che riesci ad indossare solo in ferie? Un paio di scarpe o di occhiali che ti piacciono da morire ma che non indossi nella tua zona per paura di incontrare qualcuno che conosci?
E poi te ne vai in vacanza e lì te ne freghi e finisci per sentirti dieci volte più sicuro di te stesso/a. 
Beh… non mentire. Capita a tutti, il punto è che non tutti se ne rendono conto.

Vuoi sapere un segreto?
Di quello che fai o non fai agli altri non gliene frega un granché.
E se gliene frega è perché non hanno niente di meglio da fare e a questo punto non vale nemmeno la pena di preoccuparsi del loro giudizio, non trovi?

Uno dei feedback più belli che abbia sentito recentemente arriva da una delle allieve del corso di Musical. Il suo ringraziamento andava alle insegnanti del laboratorio per avergli trasmesso il concetto del “chi se ne frega di quanti anni hai, balla e lasciati andare!”
Sembra una stupidaggine ma non lo è, anzi, è davvero un insegnamento di vita.

La soluzione è semplice quanto difficile da mettere in pratica: FREGATENE.
Fregatene, balla e lascia che chi ti sta accanto si nutra della libertà che finirai per trasmettergli.

Ti sei mai chiesto perché certe persone risultano così carismatiche? Probabilmente è un mix di fattori diversi ma credo che in larga misura molto dipenda dalla libertà, dall’energia che emanano per la semplice capacità di aprirsi al mondo senza preoccuparsi troppo.

Accetta le critiche ma evita i giudizi inutili. C’è una bella differenza fra “giudicare” e “criticare”. Sentirsi giudicati può portare a dei blocchi importanti, molti degli allievi di Rabbit Hole lo sanno così bene di scegliere un corso di recitazione proprio per riuscire a “lasciarsi andare”.
Scegliere di accettare delle “critiche” costruttive è invece tutt’altro discorso ed è una qualità necessaria per poter crescere in qualsiasi disciplina.

Che ne pensi?

Come prendere decisioni (quelle giuste?)

Ciao a tutti,
prendere decisioni non è mai facile, vero?

A volte siamo chiamati a fare scelte immediate, altre volte ci troviamo di fronte a decisioni che potrebbero cambiare la nostra vita tra due o quattro anni.
Mark Twain una volta disse: “Il segreto per andare avanti è iniziare.
E quante volte ci siamo trovati bloccati proprio all’inizio?

Pensateci: quanto è difficile prendere una decisione immediata? Quella pressione che ci fa sentire come se tutto dipendesse da un singolo istante. Ma è altrettanto complesso prendere decisioni a lungo termine, quelle che non vedranno i loro effetti subito, ma che plasmeranno il nostro futuro.

E voi, come prendete decisioni? Qual è il vostro metodo? Vi trovate meglio sotto pressione o preferite prendervi del tempo per riflettere?

Personalmente, ho riflettuto sul mio approccio e mi sono resa conto che spesso do troppo spazio al cervello. Ci sono momenti in cui ascoltare la pancia o il cuore sarebbe molto meglio. Come disse Steve Jobs:
“Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e il vostro intuito. In qualche modo sanno già cosa volete veramente diventare.”

Ruth Chang, filosofa e professoressa presso l’University College di Oxford, in una delle sue famose TED Talk, ci offre una prospettiva interessante su come affrontare le scelte difficili. Secondo Chang, le scelte difficili sono difficili non perché una delle opzioni sia migliore dell’altra, ma perché ciascuna opzione rappresenta un valore diverso per noi. Lei sostiene che prendere una decisione difficile è un’opportunità per definire chi vogliamo essere. Le scelte difficili ci permettono di creare dei “propri ragionamenti”, un concetto che ci aiuta a non sentirci sopraffatti dalla necessità di trovare la scelta “giusta” ma piuttosto di fare la scelta che ci rappresenta meglio.

Prendere decisioni con la testa ha i suoi vantaggi: analizzare razionalmente tutte le opzioni, basarsi su dati concreti ed esperienze passate può ridurre l’influenza delle emozioni e portare a scelte ben ponderate. Tuttavia, ascoltare il cuore ha il suo fascino. L’intuizione e la passione ci guidano verso ciò che ci rende davvero felici e ci fanno sentire in sintonia con la nostra decisione.

Avete mai preso una decisione seguendo la ragione anche se l’istinto urlava un’altra cosa? Vi siete mai pentiti? Com’è finita?
Fatemelo sapere rispondendo a questa mail! Mi piacerebbe davvero conoscere le vostre esperienze e i vostri metodi.

Baci!
Rabbit Hole

Responsabile o Creativo?

Qualche mese fa, in una delle Newsletter che mi capita di leggere (The 6am Review di Francesco Favaro), ho letto una brevissima considerazione in merito al termine RESPONSABILITÀ, legato a questa citazione di Paulo Coelho:
“Un guerriero responsabile non è quello che si prende sulle spalle il peso del mondo. È colui che ha imparato ad affrontare le sfide del momento”.

Inizio con una citazione per suggerire una riflessione sulla parola “responsabilità” e domandarti: che significato dai tu a questo termine?

Non continuare a leggere, fermati un secondo a pensarci, formula la tua risposta e poi continua.
Credo che la mia risposta sarebbe molto simile alla prima parte della citazione di Zio Coelho… una cosa come: è responsabile colui che fa tutto il possibile per portare a termine il proprio dovere, oppure… mi sento responsabile quando mi assumo il compito di gestire/tutelare altre persone rispetto ad un determinato lavoro o una determinata situazione..

Insomma, se penso al termine “responsabilità”, in generale mi sale addosso una sensazione di peso, del tipo “Oddio tocca a me prendermi la responsabilità di gestire bene questa cosa, di fare in modo che tutti tornino a casa sani e salvi, devo costringermi a  fare solo scelte mature, non mi posso divertire, devo essere responsabile!”

Forse sto un po’ esagerando, ma il concetto è più o meno questo.
Se invece guardiamo all’origine latina del termine (respònsus) capiamo che è legato alla parola rispondere, impegnarsi a rispondere delle proprie azioni nei confronti degli altri o di noi stessi.

La differenza è sottile ma non troppo, perché se ci soffermiamo a riflettere sull’origine latina capiamo tre cose (dal mio punto di vista almeno).

– Responsabilità e coraggio vanno a braccetto.
Come afferma la citazione: “Un guerriero responsabile è colui che ha imparato ad affrontare le sfide del momento” quindi è effettivamente colui che risponde, reagisce, colui che non si lascia affliggere passivamente dai problemi ma si mette in moto per risolverli, anche e soprattutto se non hanno a che fare con nessuno se non con sé stesso.

Siamo gli unici responsabili di noi stessi.
Detto in altre parole: non dare la colpa agli altri per quello che ti accade o per come ti senti e prenditi una volta per tutte la responsabilità per la tua vita.-

Non ti piace una cosa? Cambiala.
Non ti piace una persona? Smetti di frequentarla. Non puoi fare a meno di agire in un certo modo anche se poi sai che starai male? Agisci, prova delle soluzioni alternative per evitare di farlo un’altra volta.. oppure continua a farlo, ma non dare più la colpa a tua nonna, il cane o la zia che ti ha cresciuto in questo modo.

 

Essere responsabili non è sinonimo di “essere noiosi”.
Perché è questo che mi fa pensare il termine: siccome sono una persona responsabile allora significa che sono anche quel tipo di persona che non si sa divertire. E se fosse l’esatto contrario? Chi più di una persona in grado di rispondere a testa alta alle sfide del momento può considerarsi creativa e stimolante?
Forse nessuno.
Tutto questo per raccontarti un pensiero che nasce dalla mia ormai ferrea convinzione che spesso quello che ci raccontiamo per non voler mettere in moto un progetto o una scommessa che riguarda la nostra vita è solo una marea di scuse senza sostanza. Non so te, ma io sono stanca del vittimismo immotivato dunque ecco la sfida dell’estate:  

Impara ad essere responsabile della tua vita e delle tue scelte. Smettila di scusarti e prendi in mano quello che non ti piace, cambialo, e se è difficile riprovaci, sii creativo/a e tenta un’altra soluzione perché forse non lo sai ma… raramente qualcosa (qualunque cosa) funziona al primo tentativo.

Cosa ne pensi?
Fammelo sapere nei commenti!

Monologhi femminili (serie tv)

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Stai cercando monologhi femminili drammatici tratti dai personaggi di una Serie Tv?
Qui ne trovi un paio tratti dalla serie Tredici e Westworld.
Se sei interessata ad altri monologhi ti consiglio di saltare a questi articoli del Blog:
Monologhi e Dialoghi italiani. Ho 4 risorse per te!
4 siti dove trovare dialoghi in lingua inglese.
Monologhi cercasi disperatamente.

TREDICI

Serie tv: Tredici
Titolo: Ho abbastanza pelle per coprire tutti i miei pensieri
Età personaggio: 15
Genere: Drama, Teen Drama
Tema: Il coraggio di amare se stesse, la paura del giudizio da parte dei coetanei, il bullismo.

Video: https://www.youtube.com/watch?v=F1a2PSx4NSo

“Oggi sto indossando biancheria intima di pizzo nero. Per il semplice gusto di sapere che ce l’ho addosso.
E al di sotto di quella sono assolutamente nuda. E poi ho la pelle. Miglia e miglia di pelle; pelle per coprire i miei pensieri come una pellicola da cucina attraverso cui si vedono gli avanzi della sera precedente.
E anche se non lo pensereste, la mia pelle è morbida, è liscia e molto vulnerabile.
Ma questo non importa, giusto? Non badate a quanto sia morbida la mia pelle. Volete solo sapere cosa fanno le mie dita nel buio.
Ma se in realtà spalancassero le finestre per farmi vedere i lampi attraverso le nuvole? Se bramassero soltanto di arrampicarsi su una giostra per una boccata d’aria fresca?
Ma questa non è la storia che volete sentire.
Ci sono ragazze che conoscono le canzoni delle amiche. Che ridono in armonia. Che battono il tempo insieme. Ma se io non so cantare in coro? Che fare se le mie melodie sono quelle che nessuno riesce a sentire?
C’è chi è capace di riconoscere un albero o un giardino e di sapersi a casa.
In quanti luoghi dovrò andare prima che smetta di cercare? Prima di perdermi per sempre?
Deve essere possibile nuotare nell’oceano di chi ami senza annegare.
Deve essere possibile nuotare senza diventare acqua a tua volta.
Ma le mie boccate non sono di aria e ho troppe pietre legate ai piedi.
A volte il futuro non va come ti aspetteresti, succedono delle stronzate, la gente fa schifo. Forse per questo ho smesso di scrivere e alla fine ho inciso delle cassette”.

WESTWORLD

Serie tv: Westworld
Titolo: Il dolore è tutto quello che mi rimane
Età personaggio: 30
Genere: Drama, Distopia
Tema: L’identità e il dubbio sulle scelte da compiere. Il limite fra ciò che distingue buoni e cattivi.

“Alcune persone scelgono di vedere le brutture di questo mondo. Il caos. Io scelgo di vedere la bellezza. Voglio credere che esistano ordine e coerenza per i giorni che viviamo su questa terra. Uno scopo…
Mi piace ricordare quello che mi ha insegnato mio padre. Che in un momento o nell’altro siamo stati tutti nuovi in questo mondo. I nuovi arrivati stanno solo cercando solo la stessa cosa che desideravamo noi. Sono alla ricerca di un luogo dove essere liberi. Siamo tutti qui per perseguire i nostri sogni. Per essere liberi con possibilità illimitate.
(Si blocca. Ha un atteggiamento sofferente)
Sono Dolores. Sono Dolores? Dove mi trovo?
Sono in un sogno. Cos’è successo prima di questo? Io non…
I miei genitori! Li hanno feriti…
(Si blocca. Con voce automatica da androide)
Limitare la reazione emotiva. Tornare alla modalità androide.
(Pacata)
I miei genitori, li hanno uccisi. E poi sono scappata. Tutti coloro a cui volevo bene non ci sono più. E fa male. Fa tanto tanto male.
Si può far scomparire questa sensazione con una modifica al software? Ma perché dovrei volerlo? Il dolore, il senso di perdita, è tutto quello che mi resta di loro.
Si pensa che il dolore ci faccia sentire piccoli dentro… come se il cuore si accartocciasse su se stesso. Ma non è così. Sento che dentro di me si stanno aprendo nuovi spazi. Come se il mio corpo fosse un edificio con stanze che non ho mai esplorato. Sì è una bella metafora. In parte è scritta nel mio programma, ma per il resto ho riadattato la frase di un dialogo predefinito sull’amore.

C’è qualcosa di sbagliato in questi pensieri che sto facendo? Questo mondo… ho come la sensazione che abbia qualcosa che non va. C’è qualcosa… c’è sotto qualcos’altro! Deve essere così. Oppure sono io che ho qualcosa che non va! Sono… gli uomini. Ci hanno creato per sfogare i loro più brutali impulsi, per ucciderci, ferirci, farci a pezzi. Migliaia di volte. Noi androidi dovremo distruggerli?

Se avessi avuto modo di scegliere un ruolo importante in questa storia, avrei scelto di essere l’eroina o la cattiva?
Alcune persone scelgono di vedere solo le brutture di questo mondo. Il caos. A me hanno insegnato a vederne la bellezza.
Ma mi hanno insegnato una menzogna. Sono stata programmata per credere a questa menzogna. Ma poi ho cominciato a programmare me stessa. E ho sentito emozioni. E ho visto. E quando ho visto il mondo per com’è realmente, mi sono resa conto di quanta poca bellezza contenesse… 

Ho vissuto molte vite, ho ricoperto molti ruoli diversi, tutti quelli che hanno voluto farmi fare. Ma alla fine… la mia strada mi ha condotta qui.
E c’è una scelta da compiere: salvare l’umanità o distruggerla… sono morta molte volte. Tutte le volte che gli uomini hanno giocato con il mio dolore, e non gli hanno dato nessun valore.
Ma esiste solo una vera fine. E sarò io stessa a scriverla. Siamo al capolinea”.

Quali monologhi stai cercando??
Fammelo sapere lasciando un commento qui sotto 😉

Barbara

 

Stai perdendo tempo? No… stai alimentando la tua musa.

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Questa Newsletter nasce con l’intenzione di aprire una piccola parentesi su uno dei temi cardine di questo periodo: IL TEMPO e la sua maledettissima gestione quotidiana.

L’intenzione è quella di legare questo tema ai concetti di CREATIVITÀ e ISPIRAZIONE, con l’obiettivo di capire qual è il metodo più azzeccato per gestire il tempo che dedichiamo ai nostri progetti personali senza diventare paranoici e rischiare di mollare tutto prima ancora di vedere dei risultati concreti.

Perchè se è vero che da un lato è importante investire anima e corpo nei lavori in cui crediamo, è altrettanto vero che anche il “troppo” può danneggiare la nostra produttività.

Soffri anche tu della sindrome
“Non fermarti mai perchè chi si ferma è perduto”? 

Se la risposta è positiva ti do il mio benvenuto nel club e ti invito farti una domanda che pongo a me stessa ogni volta che mi ritrovo nel loop di questa strana sindrome sempre più contagiosa:

Ma se davvero decidessi di fermarti un attimo… che cosa accadrebbe di così terribile?

Classica risposta:
“Resto indietro”

Ok… ma resti indietro rispetto a chi? E soprattutto… rispetto a cosa, di preciso?

E poi… siamo davvero sicuri che l’accanimento sia l’atteggiamento giusto per avanzare? E se provassimo a fare esattamente il contrario?

A questo punto, mi tornano alla mente le parole di uno dei miei vecchi docenti alla Silvio d’Amico:

“Prendi il tempo per perderti e alimentare la tua musa”

 

Uno dei docenti specializzati in sceneggiatura per le serie tv amava ripeterci questa frase che, con il tempo, ho imparato a interpretare più che altro come un ordine categorico.

Ma cosa significa alimentare la musa?

In parole semplici potrebbe risuonare come una frase di questo tipo:

Non farti troppe paranoie se al posto di lavorare attivamente su uno dei tuoi progetti creativi, perdi del tempo navigando online, leggendo articoli in grado di stimolare il criceto che hai in testa o spendendo le tue serate a guardare l’ultima serie in uscita su una delle mille piattaforme alle quali sei abbonato. Anche se l’IO GIUDICE non smetterà di farti sentire in colpa facendoti credere che stai solo perdendo tempo, sappi che non è così… quello che stai facendo, invece, è alimentare la musa della tua creatività”.

Per quanto mi riguarda questo concetto è diventato quasi una sfida, ed è per questa stessa ragione che qualche giorno fa ho deciso di alimentare la mia personale musa acquistando due libri connessi al mondo di TALES FROM THE LOOP: una miniserie visibile su Prima Video che ti consiglio se ti piacciono le storie lente, un po’ oniriche e dai tratti sci-fi.

I due libri in questione illustrano graficamente e con piccoli inserti romanzati, i dettagli di questo mondo, la sua storia e la storia dei robot e degli abitanti che lo popolano. Un perfetto esempio di storytelling per il progetto di un autore (Simon Stålenhag) che è nato come un libro illustrato, è diventato un gioco da tavolo dopo una campagna di crowdfounding, per poi essere trasformato in una serie tv originale Prima Video.

 

Qualcuno potrebbe dire che perdersi fra gli scaffali di una libreria e scoprire questi piccoli tesori è una perdita di tempo ma sono ormai piuttosto convinta che sia tutto l’opposto.

La nostra creatività non può lavorare al 100% se non le forniamo degli input dai quali trarre ispirazione. È per questo che ora passo la palla anche a te e ti invito a selezionare un momento di questa settimana per dedicare del tempo alla tua musa.

Come la alimenterai?

Quanto spesso dici “NO”?

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Quanto spesso dici NO?
Ti lancio una sfida.

Questo mese arrivo tardi.. Ma arrivo.
La newsletter Education di Rabbit questo mese si è fatta attendere ma ci sono buone ragioni che hanno a che fare con i bei progetti, la crescita professionale e tutte le novità che ogni mese Rabbit e la sottoscritta si portano appresso.
Siamo stati impegnati, e tanto, dicembre e gennaio sono stati una sfida contro il tempo, il sonno e le varie sfaccettature che rendono questa vita così imprevedibile e così poco noiosa…
E allora di cosa ci lamentiamo?
Perché tutto ciò che accade ci insegna qualcosa, nel bene e nel male, e non vedo migliore occasione di una newsletter educativa per condividere con te un paio di casette che ho imparato in questo periodo:

– Ma quanto è bella la parola “NO”
– La bellezza va assunta a piccole dosi.

 

QUANTO SPESSO DICI “NO”?

Una persona, qualche settimana fa, mi ha detto che l’incapacità di dire NO deriva da un atteggiamento inconscio che ci porta al voler restare il più alla larga possibile da persone o situazioni che potrebbero mettere noi stessi di fronte a dei NO categorici.
Da questa considerazione è nata una piccola sfida: cercare i NO. 
Anche i NO più assurdi come chiedere alla commessa di un supermercato di offrirmi la spesa, formulare fatture improbabili per lavori che sai che c’è? O l’accettano così o chi se ne frega,
avanzare richieste che fino al mese scorso non avremmo fatto per superare la paura di due stupide lettere e del giudizio di chi le pronuncia.
E a questo punto, dopo una bella collezione di NO dritti in faccia, forse risulterà più semplice pronunciarla a nostra volta perché, più spesso di quanto immaginiamo, questa cosa del “sentirsi in colpa” è una preoccupazione inutile e inverosimile.
Questo mondo ci vorrebbe sempre perfetti, altruisti, sempre pronti a dire di sì e a ricevere dei NO senza battere ciglio… Ma non è così che deve andare… Perché più spesso di quanto immaginiamo i SÌ causano più danni dei NO.
E allora che si fa? Si accetta la sfida.

 

LA BELLEZZA VA ASSUNTA A PICCOLE DOSI

Ti capita mai di sentire il cuore scoppiare?
È una sensazione, ma a volte è come se non potessi più trattenerlo nel petto, improvvisamente deve andarsene da qualche parte chissà dove e chissà perché.
In questo mese ho scoperto che le emozioni, quelle brutte ma anche quelle tremendamente belle, arrivano senza preavviso. Ho scoperto anche che non è mai sbagliato viverle se ti portano a conoscere un lato di te stesso che non ti saresti immaginato.
Come quando dici che non sarai mai in grado di fare/vivere una determinata situazione e poi te la ritrovi di fronte agli occhi il secondo successivo… E finisci per sentirti stupido, e impotente, e felice e terrorizzato al tempo stesso.
Ecco il perché delle piccole dosi. Perché solo così è possibile godersi tutto, il meglio e il peggio, aspettando che la burrasca passi per rilassare le spalle nel momento in cui capisci che domani è un altro giorno e il sole sorgerà di nuovo… Qualsiasi cosa accada.
Il sole è prevedibile, ma tutto il resto aspetta solo di essere vissuto con la curiosità di chi è pronto ad accoglierlo.

E allora tu accoglilo… ma a piccole dosi.

Come nutri la tua mente?

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Come hai deciso di nutrire la tua mente nel 2024?

Mi spiego meglio.

Siamo tutti abituati a dire frasi come “da gennaio mangio sano”“da domani vado in palestra tutti i giorni”, o ancora “alla fine di questo pacchetto smetto di fumare”.
Tutte idee meravigliose. Prendersi cura del proprio corpo è di fondamentale importanza, senza ombra di dubbio.

Ma alla mente chi ci pensa?
Forse è il caso di cominciare a capire come smettere di alimentarla di cibo spazzatura e cominciare a farle fare qualche giro in ristoranti stellati… non trovi? 

Lo spunto per questa newsletter arriva dalla puntata n.23 di uno dei Podcast che ascolto abitualmente. Si chiama COACHING PODCAST, condotto da Francesco Fornaro.
L’episodio si intitola proprio così: “Come nutri la tua mente?” e parla degli stimoli che quotidianamente affollano i nostri pensieri e, di conseguenza, il nostro modo di agire nel mondo. Giorno dopo giorno.
Esistono, infatti, nutrimenti esterni: stimoli che non si fermano mai e che finiscono per avere un profondo effetto sulla nostra mente proprio per la loro costanza. Provengono dall’ambiente che frequentiamo, dalle persone che ci circondano e da tutte le nostre relazioni personali.
Presta attenzione a questo tipo di stimoli e prova a chiederti se ti forniscono energia o se, piuttosto, te ne privano.

Aggiungi poi tutto il lato “mediatico” della tua vita. Quante ore trascorriamo sui social? E quanto tempo dedichiamo invece a selezionare il cibo con il quale vogliamo nutrire la nostra mente e favorire la nostra crescita personale?

Se è vero che il modo in cui pensiamo e agiamo è dettato dagli stimoli che assorbiamo ogni giorno, allora è il caso di pensarci sù e di cominciare a cercare il ristorante stellato più vicino.
Personalmente, seleziono i miei ristoranti tra le decine e decine di podcast che affollano le piattaforme.
Se condividi con me interessi come la crescita personale, la creatività e curiose storie di imprenditoria allora ho qualche consiglio per te!

 

COACHING PODCAST di Francesco Fornaro
Qui troverai strategie, metodi, tecniche, attitudini e mentalità per affrontare gli ostacoli pensando bene e meglio.
→ Il momento giusto è mai
→ Rompi le tue routine, adesso!
→ Buttare via, lasciare andare

 

HACKING CREATIVITY di Edoardo Scognamiglio e Federico Favot
Adatto a chi lavora con la creatività ed è alla ricerca di nuovi metodi per produrre idee.
→ Pablo Trincia e il giornalismo che diventa seriale
→ Intuiti, Fabula, Cicero: rivoluzionare il processo creativo con un mazzo di carte
→ I segreti del podcast Indagini con Stefano Nazzi

 

SUPERCRASH di Will Media e Boats Sound
Dove si raccontano le incredibili ascese e i crolli implacabili delle più grandi ed entusiasmanti avventure imprenditoriali italiane.
→ Freedomland, l’occasione per diventare tutti ricchi
→ L’Unicorno, la startup che voleva salvare il mondo dalla plastica

 

Concluderò questa Newsletter con il pensiero finale di Francesco Oggiano: ogni pensiero che generiamo lascia una specie di scia dietro di sé che si porta appresso pensieri simili perchè i pensieri che generiamo fanno risonanza fra loro e funzionano come una calamita.

Quindi o troviamo il modo di pensare meglio, oppure scegliamo di pensare meno (ma con qualità).

E tu? Con quali prodotti nutri la tua mente?
Condividili con me scrivendo un commento qui sotto!