Monologhi femminili (serie tv)

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Stai cercando monologhi femminili drammatici tratti dai personaggi di una Serie Tv?
Qui ne trovi un paio tratti dalla serie Tredici e Westworld.
Se sei interessata ad altri monologhi ti consiglio di saltare a questi articoli del Blog:
Monologhi e Dialoghi italiani. Ho 4 risorse per te!
4 siti dove trovare dialoghi in lingua inglese.
Monologhi cercasi disperatamente.

TREDICI

Serie tv: Tredici
Titolo: Ho abbastanza pelle per coprire tutti i miei pensieri
Età personaggio: 15
Genere: Drama, Teen Drama
Tema: Il coraggio di amare se stesse, la paura del giudizio da parte dei coetanei, il bullismo.

Video: https://www.youtube.com/watch?v=F1a2PSx4NSo

“Oggi sto indossando biancheria intima di pizzo nero. Per il semplice gusto di sapere che ce l’ho addosso.
E al di sotto di quella sono assolutamente nuda. E poi ho la pelle. Miglia e miglia di pelle; pelle per coprire i miei pensieri come una pellicola da cucina attraverso cui si vedono gli avanzi della sera precedente.
E anche se non lo pensereste, la mia pelle è morbida, è liscia e molto vulnerabile.
Ma questo non importa, giusto? Non badate a quanto sia morbida la mia pelle. Volete solo sapere cosa fanno le mie dita nel buio.
Ma se in realtà spalancassero le finestre per farmi vedere i lampi attraverso le nuvole? Se bramassero soltanto di arrampicarsi su una giostra per una boccata d’aria fresca?
Ma questa non è la storia che volete sentire.
Ci sono ragazze che conoscono le canzoni delle amiche. Che ridono in armonia. Che battono il tempo insieme. Ma se io non so cantare in coro? Che fare se le mie melodie sono quelle che nessuno riesce a sentire?
C’è chi è capace di riconoscere un albero o un giardino e di sapersi a casa.
In quanti luoghi dovrò andare prima che smetta di cercare? Prima di perdermi per sempre?
Deve essere possibile nuotare nell’oceano di chi ami senza annegare.
Deve essere possibile nuotare senza diventare acqua a tua volta.
Ma le mie boccate non sono di aria e ho troppe pietre legate ai piedi.
A volte il futuro non va come ti aspetteresti, succedono delle stronzate, la gente fa schifo. Forse per questo ho smesso di scrivere e alla fine ho inciso delle cassette”.

WESTWORLD

Serie tv: Westworld
Titolo: Il dolore è tutto quello che mi rimane
Età personaggio: 30
Genere: Drama, Distopia
Tema: L’identità e il dubbio sulle scelte da compiere. Il limite fra ciò che distingue buoni e cattivi.

“Alcune persone scelgono di vedere le brutture di questo mondo. Il caos. Io scelgo di vedere la bellezza. Voglio credere che esistano ordine e coerenza per i giorni che viviamo su questa terra. Uno scopo…
Mi piace ricordare quello che mi ha insegnato mio padre. Che in un momento o nell’altro siamo stati tutti nuovi in questo mondo. I nuovi arrivati stanno solo cercando solo la stessa cosa che desideravamo noi. Sono alla ricerca di un luogo dove essere liberi. Siamo tutti qui per perseguire i nostri sogni. Per essere liberi con possibilità illimitate.
(Si blocca. Ha un atteggiamento sofferente)
Sono Dolores. Sono Dolores? Dove mi trovo?
Sono in un sogno. Cos’è successo prima di questo? Io non…
I miei genitori! Li hanno feriti…
(Si blocca. Con voce automatica da androide)
Limitare la reazione emotiva. Tornare alla modalità androide.
(Pacata)
I miei genitori, li hanno uccisi. E poi sono scappata. Tutti coloro a cui volevo bene non ci sono più. E fa male. Fa tanto tanto male.
Si può far scomparire questa sensazione con una modifica al software? Ma perché dovrei volerlo? Il dolore, il senso di perdita, è tutto quello che mi resta di loro.
Si pensa che il dolore ci faccia sentire piccoli dentro… come se il cuore si accartocciasse su se stesso. Ma non è così. Sento che dentro di me si stanno aprendo nuovi spazi. Come se il mio corpo fosse un edificio con stanze che non ho mai esplorato. Sì è una bella metafora. In parte è scritta nel mio programma, ma per il resto ho riadattato la frase di un dialogo predefinito sull’amore.

C’è qualcosa di sbagliato in questi pensieri che sto facendo? Questo mondo… ho come la sensazione che abbia qualcosa che non va. C’è qualcosa… c’è sotto qualcos’altro! Deve essere così. Oppure sono io che ho qualcosa che non va! Sono… gli uomini. Ci hanno creato per sfogare i loro più brutali impulsi, per ucciderci, ferirci, farci a pezzi. Migliaia di volte. Noi androidi dovremo distruggerli?

Se avessi avuto modo di scegliere un ruolo importante in questa storia, avrei scelto di essere l’eroina o la cattiva?
Alcune persone scelgono di vedere solo le brutture di questo mondo. Il caos. A me hanno insegnato a vederne la bellezza.
Ma mi hanno insegnato una menzogna. Sono stata programmata per credere a questa menzogna. Ma poi ho cominciato a programmare me stessa. E ho sentito emozioni. E ho visto. E quando ho visto il mondo per com’è realmente, mi sono resa conto di quanta poca bellezza contenesse… 

Ho vissuto molte vite, ho ricoperto molti ruoli diversi, tutti quelli che hanno voluto farmi fare. Ma alla fine… la mia strada mi ha condotta qui.
E c’è una scelta da compiere: salvare l’umanità o distruggerla… sono morta molte volte. Tutte le volte che gli uomini hanno giocato con il mio dolore, e non gli hanno dato nessun valore.
Ma esiste solo una vera fine. E sarò io stessa a scriverla. Siamo al capolinea”.

Quali monologhi stai cercando??
Fammelo sapere lasciando un commento qui sotto 😉

Barbara

 

Stai perdendo tempo? No… stai alimentando la tua musa.

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Questa Newsletter nasce con l’intenzione di aprire una piccola parentesi su uno dei temi cardine di questo periodo: IL TEMPO e la sua maledettissima gestione quotidiana.

L’intenzione è quella di legare questo tema ai concetti di CREATIVITÀ e ISPIRAZIONE, con l’obiettivo di capire qual è il metodo più azzeccato per gestire il tempo che dedichiamo ai nostri progetti personali senza diventare paranoici e rischiare di mollare tutto prima ancora di vedere dei risultati concreti.

Perchè se è vero che da un lato è importante investire anima e corpo nei lavori in cui crediamo, è altrettanto vero che anche il “troppo” può danneggiare la nostra produttività.

Soffri anche tu della sindrome
“Non fermarti mai perchè chi si ferma è perduto”? 

Se la risposta è positiva ti do il mio benvenuto nel club e ti invito farti una domanda che pongo a me stessa ogni volta che mi ritrovo nel loop di questa strana sindrome sempre più contagiosa:

Ma se davvero decidessi di fermarti un attimo… che cosa accadrebbe di così terribile?

Classica risposta:
“Resto indietro”

Ok… ma resti indietro rispetto a chi? E soprattutto… rispetto a cosa, di preciso?

E poi… siamo davvero sicuri che l’accanimento sia l’atteggiamento giusto per avanzare? E se provassimo a fare esattamente il contrario?

A questo punto, mi tornano alla mente le parole di uno dei miei vecchi docenti alla Silvio d’Amico:

“Prendi il tempo per perderti e alimentare la tua musa”

 

Uno dei docenti specializzati in sceneggiatura per le serie tv amava ripeterci questa frase che, con il tempo, ho imparato a interpretare più che altro come un ordine categorico.

Ma cosa significa alimentare la musa?

In parole semplici potrebbe risuonare come una frase di questo tipo:

Non farti troppe paranoie se al posto di lavorare attivamente su uno dei tuoi progetti creativi, perdi del tempo navigando online, leggendo articoli in grado di stimolare il criceto che hai in testa o spendendo le tue serate a guardare l’ultima serie in uscita su una delle mille piattaforme alle quali sei abbonato. Anche se l’IO GIUDICE non smetterà di farti sentire in colpa facendoti credere che stai solo perdendo tempo, sappi che non è così… quello che stai facendo, invece, è alimentare la musa della tua creatività”.

Per quanto mi riguarda questo concetto è diventato quasi una sfida, ed è per questa stessa ragione che qualche giorno fa ho deciso di alimentare la mia personale musa acquistando due libri connessi al mondo di TALES FROM THE LOOP: una miniserie visibile su Prima Video che ti consiglio se ti piacciono le storie lente, un po’ oniriche e dai tratti sci-fi.

I due libri in questione illustrano graficamente e con piccoli inserti romanzati, i dettagli di questo mondo, la sua storia e la storia dei robot e degli abitanti che lo popolano. Un perfetto esempio di storytelling per il progetto di un autore (Simon Stålenhag) che è nato come un libro illustrato, è diventato un gioco da tavolo dopo una campagna di crowdfounding, per poi essere trasformato in una serie tv originale Prima Video.

 

Qualcuno potrebbe dire che perdersi fra gli scaffali di una libreria e scoprire questi piccoli tesori è una perdita di tempo ma sono ormai piuttosto convinta che sia tutto l’opposto.

La nostra creatività non può lavorare al 100% se non le forniamo degli input dai quali trarre ispirazione. È per questo che ora passo la palla anche a te e ti invito a selezionare un momento di questa settimana per dedicare del tempo alla tua musa.

Come la alimenterai?

Quanto spesso dici “NO”?

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Quanto spesso dici NO?
Ti lancio una sfida.

Questo mese arrivo tardi.. Ma arrivo.
La newsletter Education di Rabbit questo mese si è fatta attendere ma ci sono buone ragioni che hanno a che fare con i bei progetti, la crescita professionale e tutte le novità che ogni mese Rabbit e la sottoscritta si portano appresso.
Siamo stati impegnati, e tanto, dicembre e gennaio sono stati una sfida contro il tempo, il sonno e le varie sfaccettature che rendono questa vita così imprevedibile e così poco noiosa…
E allora di cosa ci lamentiamo?
Perché tutto ciò che accade ci insegna qualcosa, nel bene e nel male, e non vedo migliore occasione di una newsletter educativa per condividere con te un paio di casette che ho imparato in questo periodo:

– Ma quanto è bella la parola “NO”
– La bellezza va assunta a piccole dosi.

 

QUANTO SPESSO DICI “NO”?

Una persona, qualche settimana fa, mi ha detto che l’incapacità di dire NO deriva da un atteggiamento inconscio che ci porta al voler restare il più alla larga possibile da persone o situazioni che potrebbero mettere noi stessi di fronte a dei NO categorici.
Da questa considerazione è nata una piccola sfida: cercare i NO. 
Anche i NO più assurdi come chiedere alla commessa di un supermercato di offrirmi la spesa, formulare fatture improbabili per lavori che sai che c’è? O l’accettano così o chi se ne frega,
avanzare richieste che fino al mese scorso non avremmo fatto per superare la paura di due stupide lettere e del giudizio di chi le pronuncia.
E a questo punto, dopo una bella collezione di NO dritti in faccia, forse risulterà più semplice pronunciarla a nostra volta perché, più spesso di quanto immaginiamo, questa cosa del “sentirsi in colpa” è una preoccupazione inutile e inverosimile.
Questo mondo ci vorrebbe sempre perfetti, altruisti, sempre pronti a dire di sì e a ricevere dei NO senza battere ciglio… Ma non è così che deve andare… Perché più spesso di quanto immaginiamo i SÌ causano più danni dei NO.
E allora che si fa? Si accetta la sfida.

 

LA BELLEZZA VA ASSUNTA A PICCOLE DOSI

Ti capita mai di sentire il cuore scoppiare?
È una sensazione, ma a volte è come se non potessi più trattenerlo nel petto, improvvisamente deve andarsene da qualche parte chissà dove e chissà perché.
In questo mese ho scoperto che le emozioni, quelle brutte ma anche quelle tremendamente belle, arrivano senza preavviso. Ho scoperto anche che non è mai sbagliato viverle se ti portano a conoscere un lato di te stesso che non ti saresti immaginato.
Come quando dici che non sarai mai in grado di fare/vivere una determinata situazione e poi te la ritrovi di fronte agli occhi il secondo successivo… E finisci per sentirti stupido, e impotente, e felice e terrorizzato al tempo stesso.
Ecco il perché delle piccole dosi. Perché solo così è possibile godersi tutto, il meglio e il peggio, aspettando che la burrasca passi per rilassare le spalle nel momento in cui capisci che domani è un altro giorno e il sole sorgerà di nuovo… Qualsiasi cosa accada.
Il sole è prevedibile, ma tutto il resto aspetta solo di essere vissuto con la curiosità di chi è pronto ad accoglierlo.

E allora tu accoglilo… ma a piccole dosi.

Come nutri la tua mente?

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Come hai deciso di nutrire la tua mente nel 2024?

Mi spiego meglio.

Siamo tutti abituati a dire frasi come “da gennaio mangio sano”“da domani vado in palestra tutti i giorni”, o ancora “alla fine di questo pacchetto smetto di fumare”.
Tutte idee meravigliose. Prendersi cura del proprio corpo è di fondamentale importanza, senza ombra di dubbio.

Ma alla mente chi ci pensa?
Forse è il caso di cominciare a capire come smettere di alimentarla di cibo spazzatura e cominciare a farle fare qualche giro in ristoranti stellati… non trovi? 

Lo spunto per questa newsletter arriva dalla puntata n.23 di uno dei Podcast che ascolto abitualmente. Si chiama COACHING PODCAST, condotto da Francesco Fornaro.
L’episodio si intitola proprio così: “Come nutri la tua mente?” e parla degli stimoli che quotidianamente affollano i nostri pensieri e, di conseguenza, il nostro modo di agire nel mondo. Giorno dopo giorno.
Esistono, infatti, nutrimenti esterni: stimoli che non si fermano mai e che finiscono per avere un profondo effetto sulla nostra mente proprio per la loro costanza. Provengono dall’ambiente che frequentiamo, dalle persone che ci circondano e da tutte le nostre relazioni personali.
Presta attenzione a questo tipo di stimoli e prova a chiederti se ti forniscono energia o se, piuttosto, te ne privano.

Aggiungi poi tutto il lato “mediatico” della tua vita. Quante ore trascorriamo sui social? E quanto tempo dedichiamo invece a selezionare il cibo con il quale vogliamo nutrire la nostra mente e favorire la nostra crescita personale?

Se è vero che il modo in cui pensiamo e agiamo è dettato dagli stimoli che assorbiamo ogni giorno, allora è il caso di pensarci sù e di cominciare a cercare il ristorante stellato più vicino.
Personalmente, seleziono i miei ristoranti tra le decine e decine di podcast che affollano le piattaforme.
Se condividi con me interessi come la crescita personale, la creatività e curiose storie di imprenditoria allora ho qualche consiglio per te!

 

COACHING PODCAST di Francesco Fornaro
Qui troverai strategie, metodi, tecniche, attitudini e mentalità per affrontare gli ostacoli pensando bene e meglio.
→ Il momento giusto è mai
→ Rompi le tue routine, adesso!
→ Buttare via, lasciare andare

 

HACKING CREATIVITY di Edoardo Scognamiglio e Federico Favot
Adatto a chi lavora con la creatività ed è alla ricerca di nuovi metodi per produrre idee.
→ Pablo Trincia e il giornalismo che diventa seriale
→ Intuiti, Fabula, Cicero: rivoluzionare il processo creativo con un mazzo di carte
→ I segreti del podcast Indagini con Stefano Nazzi

 

SUPERCRASH di Will Media e Boats Sound
Dove si raccontano le incredibili ascese e i crolli implacabili delle più grandi ed entusiasmanti avventure imprenditoriali italiane.
→ Freedomland, l’occasione per diventare tutti ricchi
→ L’Unicorno, la startup che voleva salvare il mondo dalla plastica

 

Concluderò questa Newsletter con il pensiero finale di Francesco Oggiano: ogni pensiero che generiamo lascia una specie di scia dietro di sé che si porta appresso pensieri simili perchè i pensieri che generiamo fanno risonanza fra loro e funzionano come una calamita.

Quindi o troviamo il modo di pensare meglio, oppure scegliamo di pensare meno (ma con qualità).

E tu? Con quali prodotti nutri la tua mente?
Condividili con me scrivendo un commento qui sotto!

 

Potrebbe sempre andare peggio… potrebbe piovere!

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Perché empatizziamo con il dolore dei personaggi che vediamo sullo schermo, ci emozioniamo e facciamo il tifo per loro?
Perché è importante vedere il protagonista di una storia soffrire, soffrire ancora, e poi ancora di più, fargli fare un passo in avanti e due indietro ogni volta che deve proseguire nel raggiungimento del suo obiettivo?
Siamo dei sadici o c’è qualche altra ragione?

Se ti piacciono le serie tv, i film, i buoni romanzi, le graphic novel (insomma le storie in generale) forse avrai notato che per riuscire a farti empatizzare con il protagonista, il narratore posiziona all’inizio della storia (e poi dissemina man mano nel corso della trama) degli elementi che, con le giuste dosi, stimolano il tuo interesse instillandoti nella testa delle domande del tipo:
– Riuscirà a salvarsi/uscire da questo problema?
– Come farà a dimostrare di essere innocente?
– Ora che ha scoperto di avere i giorni contati, cosa deciderà di fare della sua vita?

 

TE LO RICORDI IL PILOTA DI BREAKING BAD?

Un esempio (un po’ inflazionato ma sempre coerente) è l’episodio pilota di Breaking Bad. Nel pilota, il personaggio di Walter White (l’eroe) attraversa una serie di situazioni che contribuiscono a delineare il senso di immenso disagio per la vita che sta vivendo prima della mazzata finale: ha i giorni contati a causa di un cancro ai polmoni.

Se sei curioso/a di conoscere gli elementi che ti hanno letteralmente incollato al divano per 5 stagioni e 62 episodi continua a leggere. Quelli che trovi di seguito sono gli ingredienti che hanno attivato la tua empatia fin dal pilota:

1) Situazione economica precaria… (sfondiamo una porta aperta)
Walter White è un insegnante di chimica sottovalutato e deriso dai suoi stessi alunni, costretto a lavorare anche in un autolavaggio per arrivare a fine mese. La sua difficoltà finanziaria è immediatamente riconoscibile e suscita simpatia.

2) Annuncio della malattia… (chiunque condivide questa paura)
Walter riceve la notizia devastante di avere un cancro ai polmoni. Questa rivelazione aggiunge un elemento di tragico alla sua situazione e suscita compassione.

3) Rifiuto dell’offerta di aiuto finanziario… (orgoglio condivisibile)
Nonostante la sua situazione finanziaria disperata, Walter rifiuta l’offerta di aiuto finanziario dal cognato Hank. La sua dignità e orgoglio possono essere qualità con cui molti spettatori si identificano.

4) Scoperta della gravidanza della moglie… (della serie “non c’è fine al peggio”)
Come se non bastasse, la moglie di Walter, Skyler, annuncia la sua gravidanza, portando una nuova responsabilità finanziaria e mettendo ulteriormente sotto pressione il protagonista. La famiglia è una fonte di preoccupazione aggiuntiva.

5) Incontro con Jesse Pinkman… (a mali estremi, estremi rimedi)
Walter si imbatte in Jesse Pinkman, un ex studente coinvolto nel traffico di droga. L’idea di entrare in questo mondo criminale per garantire il futuro finanziario della sua famiglia è introdotta come un’opzione disperata e difficilmente lo spettatore non empatizza con Walter White quando decide di tentare questa strada per risolvere i suoi problemi.

6) Decisione di produrre metanfetamine… (il fine giustifica i mezzi)
Walter prende la decisione di entrare nel mondo della produzione di metanfetamine con Jesse come socio. Questo è il momento in cui lo spettatore può iniziare a tifare per lui, vista la sua situazione difficile e la volontà di fare qualcosa di estremo per proteggere la sua famiglia. Walter White inizia l’attività per un VALORE UNIVERSALMENTE RICONOSCIUTO: LA FAMIGLIA.

7) Momento di potere… (vai e spacca!)
Quando Walter mostra la sua competenza chimica nel laboratorio di metanfetamine, acquisisce un senso di potere e controllo che può generare empatia da parte dello spettatore, radicato nella sua ricerca di autodeterminazione. Tutti noi vogliamo dimostrare di avere la stoffa per raggiungere gli obiettivi che desideriamo. In questo caso, dopo aver visto Walter deriso dai suoi stessi studenti, è un piacere vedere che riesce a dimostrare di essere un vero professionista nella sua materia.

8) Rifiuto della paura:
Nonostante le minacce e le intimidazioni, Walter si rifiuta di farsi intimorire. Questo atteggiamento di sfida può ispirare empatia da parte dello spettatore che vede il protagonista affrontare coraggiosamente le avversità e lottare con tutte le sue forze per raggiungere il suo obiettivo.

Questi sono solo alcuni degli elementi chiave che contribuiscono a creare un senso di empatia nei confronti di Walter White nel pilota di Breaking Bad. La combinazione di difficoltà personali, decisioni difficili e la lotta per il controllo della propria vita contribuiscono a costruire un personaggio complesso e avvincente che mette in moto una serie di domande drammatiche finalizzate a trasportare emotivamente lo spettatore negli episodi successivi.

Quello di Breaking Bad è solo un esempio ma, se ci fai caso, molte delle serie o dei film ai quali ti sei affezionato/a usano elementi simili.
Ti va di scovare altri esempi come quello che hai letto in questo articolo?
Mi piacerebbe sapere quali sono gli ingredienti in grado di suscitare la tua empatia nei confronti di un personaggio e per questa ragione, se ti va, ti chiedo di condividerli con me scrivendo un commento qui sotto 🙂

Non aspettare il momento giusto… il tempo non ha pazienza.

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Una pagina su Instagram ha attirato la mia attenzione: il profilo si chiama “ZACHPOGROB”. Non so chi sia Zach né cosa faccia nella vita ma una cosa è certa e puoi verificarla quando vuoi.
Il suo profilo è pieno di constatazioni più o meno semplici e dirette ma decisamente vere.
Sono riflessioni in grado di parlare chiaro e forte alla tua anima… se la tua anima sa ascoltare (ovviamente).

Te ne condivido una in particolare:

Blog_RabbitHole_BassanodelGrappaL’ultimo concetto per me è qualcosa di fondamentale: “Quando scommetti tutto su un sogno, la vita comincia a diventarlo” ed io non posso fare a meno di collegare questa verità con il concetto del tempo e del modo in cui decidiamo di utilizzarlo, giorno dopo giorno. 

Man mano che passano gli anni mi rendo conto che il tempo non torna più, quello che stiamo vivendo in questo istante non tornerà più e così le nostre emozioni, i nostri sogni e le scommesse sulle quali decidiamo di investire le nostre energie.

Tutto questo è scontato, risaputo, quasi banale… allora perché molti di noi continuano a sprecare attimi preziosi nell’attesa che arrivi il momento adatto, il giorno giusto per mettere da parte ciò che facciamo senza il minimo interesse e prendere in mano ciò che ci fa davvero battere il cuore? 

A volte sembra che la vita che dobbiamo vivere sia un dovere e non un diritto.
Molti di noi sono diventati grandi con l’idea che il lavoro stesso sia un’attività da compiere in attesa di avere il tempo e i soldi per permetterci qualcos’altro, quella cosa che ci interessa davvero. Poi però accade che quel momento arriva e noi non abbiamo la più pallida idea di cosa sia quella cosa che stavamo aspettando di fare. Semplicemente non ci conosciamo abbastanza, non sappiamo cosa ci fa battere il cuore e ci rende vivi. 

 

Allora perché aspettare? Blog_RabbitHole_BassanodelGrappa

“Non aspettare di trovare il tempo. Metti da parte il tempo per le cose che contano.”

E se ti sembra che sia troppo tardi fermati, siediti in quell’unico posto in cui sai di poter stare bene, e rileggi le parole di questo sconosciuto che ho deciso di condividere con te. Se non conosci l’inglese non preoccuparti, proverò a parafrasarle prendendomi la libertà di arricchirle con qualche considerazione personale.

 

Ricomincia. Inizi da zero. Inizia dal nulla. Abbandona l’ego e tutto ciò che pensi di sapere di te stesso, della tua vita, e trova uno scopo. Allontanati dalle abitudini per trovare la gioia. Ne vale la pena. Sempre. La maggior parte delle persone non lascerà alle spalle decenni di lavoro per iniziare decenni di gioco. Per iniziare a fare ciò che lo fa stare davvero bene. Fallo. Rischia. Quando si scommette tutto su un sogno, la vita comincia a diventare quel sogno.
Questo non significa per forza che devi fare la valigia e andartene, mollare tutto quello che hai fatto fino a ieri e investire i risparmi di una vita sulla prima idea che ti passa per la testa.
Significa semplicemente che dobbiamo smettere di dare per scontata la vita, le nostre giornate. 
Significa che se la mattina non riesci a trovare una ragione per alzarti dal letto devi smettere di pensare che sia giusto così e che i giorni felici arriveranno con la pensione.
Al contrario, vuol dire che è arrivato il momento di fare un dialogo con te stesso e farti una sola domanda: cosa mi fa battere il cuore? Non ieri, non domani, ma oggi.

 

Le storie sono pericolose

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Le storie sono pericolose!
Lo sapevi?

Tutti noi sappiamo quanto siano importanti le storie all’interno della nostra quotidianità ma pochi riescono davvero a percepire quanto siano… pericolose.

In che senso?
In questi giorni ho trovato il TED Talk della scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie e ho pensato di condividerlo con voi per dirottarlo nell’ambito della scrittura e ragionare assieme su quanto sia importante la scelta del punto di vista quando decidiamo di raccontare una storia (qualsiasi tipo di storia).

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IL PERICOLO DI ASCOLTARE UNA SOLA STORIA

La scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie sottolinea il pericolo di fare esperienza di un’unica narrazione su una persona, un gruppo di persone o un evento. Per spiegarlo, condivide la sua esperienza di crescita in Nigeria dove, per anni, ha letto solo libri per bambini britannici e americani plasmando così la sua percezione di come dovrebbe essere la letteratura.
Quando invece scoprì i libri africani, capì che anche persone come lei (etnicamente parlando) potevano esistere nella letteratura e avere una voce.
Attraverso questa semplice considerazione, sottolinea quanto i bambini siano impressionabili e quanto le storie possano influenzare la loro percezione del mondo.

Allo stesso modo, in quanto narratori, dovremmo avere costante consapevolezza di quanto le nostre storie e il nostro punto di vista possono influenzare il mondo e la cultura di una società.

 

L’INFLUENZA DEGLI STEREOTIPI

Quand’era bambina, Chimamanda aveva un domestico, Fide, e ascoltando la storia di Fide dal punto di vista dei suoi genitori è cresciuta con la percezione che la famiglia del domestico non avesse altre caratteristiche se non quella della povertà e della miseria. Quell’unica narrazione le ha impedito di vedere “oltre” e di notare quanto invece quella famiglia fosse “ricca” sotto altri punti di vista.

Per questa ragione è importante conoscere gli stereotipi tipici di certe narrazioni e personaggi, arrivare tanto vicino da sfiorarli… e poi cambiare direzione. Vedere oltre, cambiare punto di vista, trovare la nostra originalità.

“La singola storia crea stereotipi, e il problema degli stereotipi non è il fatto che possano essere falsi, ma che siano incompleti”.

 

Newsletter_Novembre_RabbitHole_BassanodelGrappaIL POTERE DELLA NARRAZIONE

Le storie sono influenzate dal potere, compreso chi le racconta, come vengono raccontate e quante storie vengono raccontate. Chimamanda sottolinea che chi detiene il potere ha la capacità di plasmare la narrazione e renderla la storia definitiva di una persona o di un gruppo di persone.

Una bella responsabilità, non trovi?
Quante storie abbiamo ascoltato senza pensare che, in realtà, esiste sempre più di un punto di vista. Le nostre vite, le nostre culture, sono composte da molte storie sovrapposte e così anche la trama del mondo immaginario che scegliamo di raccontare. Per questo sono importanti i personaggi secondari e il loro personale punto di vista sul tema che stiamo affrontando in quanto narratori.

Ecco che oltre a dover scegliere quale storia sia giusto raccontare, dovremmo anche interrogarci sul da che parte cominciare e a chi farla raccontare perché ora sappiamo che iniziare una storia da un punto diverso può cambiarne completamente il significato. Il significato della narrazione, del messaggio che vorremmo trasmettere e della riflessione che, volente o nolente, susciteremo in chi ci farà l’onore di ascoltarla.

Tu che ne pensi?
Fammelo sapere e continua a seguire Rabbit Hole!

Monologhi e dialoghi italiani. Ho 4 risorse per te!

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Ciao a tutti!

Sono tornata con una nuova serie di risorse che spero possano aiutarti (anche questa volta).
Ma facciamo un passo indietro: se è vero che la recitazione in inglese è diventata un’abilità sempre più preziosa nell’industria cinematografica internazionale (per trovare risorse utili vai all’articolo 4 siti dove trovare monologhi e dialoghi in lingua inglese), ricorda che non c’è bisogno di essere madrelingua inglese per iniziare a proporsi nel mondo dello spettacolo. In ogni carriera c’è sempre un punto di partenza, e imparare ad interpretare un magnifico monologo in italiano è senz’altro un ottimo inizio.

Molti aspiranti attori si trovano alla ricerca di monologhi e dialoghi in italiano per allenarsi, creare il proprio showreel e partecipare ai vari casting. Se anche te sei uno spietati cacciatore di materiale… benvenuto/a!
Ecco 4 RISORSE che potrebbero fare al caso tuo!

ARMANDO DI LILLO

Nel database di Armando di Lillo troverai una vasta collezione di monologhi gratuiti, suddivisi per genere e stile, dai più comici ai più drammatici.

“PROTAGONISTE” di Miranda Pisione

Se siete alla ricerca di monologhi provenienti dalle SERIE TV, “Protagoniste” è una risorsa imperdibile. Questo libro offre 55 monologhi al femminile, selezionati per esprimere diverse dimensioni emotive. Da Meredith Grey e Cristina Yang (Grey’s Anatomy) a Madeline Mackenzie e Bonni Carlson (Big Little Lies), da Raquel Murillo (La casa di carta) a Belinda Friers (Fleabag) e Miriam Maisel (La fantastica signora Maisel) ecc…
Insomma, un’ottima scelta per chi vuole esplorare una vasta gamma di monologhi più o meno attuali.

ATTORE DINAMICO

Attore Dinamico è un sito web che offre monologhi in italiano e una buona risorsa per scovare qualche consiglio utile per imparare a “sguazzare” in questo magico mondo.

ATEATRO.INFO

Ateatro.info è un sito che offre una vasta gamma di risorse per attori, tra cui monologhi, suggerimenti e aggiornamenti sul mondo dello spettacolo.

Ricordate che questi siti sono solo il punto di partenza. Per avere successo nella recitazione, è fondamentale l’esercizio costante, la dedizione e, naturalmente, una buona dose di C.
Ah dimenticavo… in Rabbit Hole abbiamo un corso creato appositamente per preparare e registrare monologhi e dialoghi tratti da cinema e serie tv. Si chiama Action Rabbit e se sei curioso/a di dare uno sguardo ai lavori dei nostri studenti ti consiglio di volare direttamente al canale YouTube di Rabbit Hole

E ora tocca a te!
Conosci altre risorse interessanti per la ricerca di monologhi e dialoghi in italiano? Fatecelo sapere!

4 siti dove trovare monologhi e dialoghi in lingua inglese.

monologhi_dialoghi_inglesi_4_siti_rabbithole_bassanodelgrappa
Cari attori in erba e aspiranti professionisti,

Eccomi tornata con qualche strumento che penso (spero) possa essere utile alle vostre ricerche.
Come ben sappiamo, il mondo della recitazione è in costante evoluzione, e con la crescente domanda di attori per produzioni internazionali, la capacità di recitare in inglese è diventata un’abilità sempre più preziosa. Potrebbe essere la carta vincente per farsi assegnare qualche ruolo interessante o per candidarsi a corsi di alta formazione all’estero.

So per certo che molti aspiranti attori si trovano alla ricerca di monologhi e dialoghi in lingua inglese per allenarsi e/o per creare video da presentare alle agenzie e ai casting dunque, se siete fra questi, ecco 4 SITI che potrebbero fare al caso vostro!

BACKSTAGE

Backstage è una risorsa preziosa per attori in cerca di opportunità di lavoro e materiale per le audizioni. Oltre alle offerte di lavoro, il sito offre anche una vasta selezione di monologhi e scene teatrali in lingua inglese. Potete filtrare le opzioni in base al genere, all’età del personaggio e al tipo di produzione. Oltre a questo, Backstage offre una serie di risorse sempre utili per gli attori.

ACE YOUR AUDITION

Ace Your Audition è un’altro sito web che offre una vasta collezione di monologhi e risorse per gli attori in cerca di materiale per audizioni e allenamento. Potete trovare monologhi divisi per genere, età e tipo di produzione (teatro, cinema, televisione). Il sito offre anche consigli su come prepararsi per le audizioni nel miglior modo possibile.

MONOLOGUE BLOGGER

Monologue Blogger è un sito che mette a disposizione una vasta gamma di monologhi gratuiti, drammatici e comici. È possibile trovare monologhi adatti a diverse età e livelli di esperienza. Anche in questo caso, fornisce risorse per aiutare gli attori a esercitarsi e prepararsi alle audizioni.

STAGE MILK

Stage Milk è una risorsa eccezionale per attori e insegnanti di recitazione. Il sito offre una vasta gamma di monologhi e scene teatrali in lingua inglese, insieme a guide dettagliate su come interpretarli al meglio. Anche in questo caso è possibile cercare monologhi per genere, età del personaggio e tono emotivo.

Questi siti sono solo il punto di partenza per aumentare le tue possibilità di vittoria ma non dimenticare che ci sono altri fattori da aggiungere all’equazione: esercizio costante, dedizione e soprattutto… un bel po’ di C.

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