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Monologo femminile: Lois

Il monologo di Lois tratto da “Malcolm in the middle” 

Contesto:

Lois sta affrontando difficoltà con Francis, il suo figlio maggiore, e si sente insicura riguardo al suo ruolo di madre. Parla al telefono con il dottor Sax, cercando supporto e rassicurazione. È chiaro che la sua relazione con Francis è difficile e che lei si sente colpevole per il modo in cui gestisce la sua disciplina. La sua vulnerabilità emerge quando parla dell’amore che prova per il figlio, ma anche della difficoltà di mantenere l’autorità su di lui.

Dove trovare il monologo:
Stagione 6 episodio 8: “La guerra di Lois”

Lois, con voce isterica e disperata, parla al telefono con il dottore.

“Pronto Dottor Sax? Sono di nuovo Lois… si lo so questo… ma mio marito mi ha sgridata di nuovo e… lei può farmi una dichiarazione che attesti che urlare ad un bambino può nuocere alla sua crescita? Il fatto è che non so come comportarmi con Francis… io lo vedo così piccolo e indifeso… voglio fare il meglio per lui eppure sembra sempre che sbagli tutto..”

Sempre più isterica.

“Com’è possibile? Fare la madre è un istinto naturale io gli voglio bene da morire vorrei solo aiutarlo a crescere e… sì lo so bene che devo essere più forte ma non ci riesco! Basta che mi guardi negli occhi e gli faccio fare tutto quello che vuole… ha quello sguardo che mi fa sciogliere dentro e al quale io non so che resistere e… adesso la lascio dottore.”

Lois vede Francis giocare con il suo orsacchiotto, dei fiammiferi e un bicchiere di liquido infiammabile. All’improvviso mette giù il telefono e riacquista sicurezza. Afferra l’orsacchiotto di Francis e guardando il bambino negli occhi infila un braccio nel camino per bruciare l’orsacchiotto.

“Il fuoco è davvero pericoloso tesoro… Il fuoco non è un gioco, il fuoco può ucciderti e io non lascerò che questo succeda. 

Ora mettiamo in chiaro una cosa: io ti adoro… e farò tutto quello che occorre per farti crescere bene in buona salute felice e contento… non mi interessa se da grande mi odierai ma a questo punto tu devi assolutamente capire un concetto… io sono pronta a fare qualunque cosa… e questo perché ti voglio davvero bene. Ci siamo capiti?”

Nel blog di Rabbit Hole trovi altri monologhi e dialoghi!
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Lois Malcolm in the middle monologo serie tv

Monologo femminile: Agatha Danbury

Nella quinta puntata di “La Regina Carlotta” (spin-off di “Bridgerton”), c’è un momento significativo che coinvolge Lady Agatha Danbury e la sua domestica, Coral. Il dialogo tra queste due figure femminili sottolinea temi centrali della serie, come il potere, l’indipendenza, e i ruoli delle donne nella società del tempo.

Contesto:

Lady Danbury è una vedova da poco, e uno dei temi che emerge nel suo dialogo con Coral riguarda la lotta di Agatha per trovare il proprio posto e la propria indipendenza dopo la morte del marito. Coral, che le è profondamente leale, rappresenta in questo momento un supporto emotivo e pratico. Il loro dialogo si concentra spesso su questioni legate al protocollo e alle responsabilità sociali, ma ci sono anche momenti più intimi, in cui Coral si preoccupa per il benessere di Agatha, riconoscendo il peso delle sue nuove responsabilità.


Dove trovare il monologo:
Stagione 1 episodio 5: “Giardini in fiore”

AGATA DANBURY: La Balia ha detto che i bambini si sono addormentati subito. 

DOMESTICA: Sì, è così. Milady, avete appetito o… freddo? 

AGATA DANBURY: Loro non… non sembrano troppo turbati dalla morte del padre. Non che mi sorprenda. Lord Danbury era come un estraneo per loro. Li incontrava solo poche volte al mese.

DOMESTICA: Posso svegliare Charlie e far accendere il fuoco. E la cuoca potrebbe preparare un piatto freddo o un po’ di colazione. 

AGATA DANBURY: Colazione? 

DOMESTICA: Sono le 4 del mattino, Milady. 

AGATA DANBURY: Non mi ero resa conto. Scusa, Coral, ti prego, torna a dormire. 

DOMESTICA: Non vi lascio da sola. Non deve sorprendere che lo piangiate, era vostro marito. Forse un po’ di tè, invece di… Cosa avete lì? 

AGATA DANBURY: Del porto. Ed è… un orrore, ma è il preferito di Lord Embry. Era… Era il suo preferito. 

DOMESTICA: Milady… 

AGATA DANBURY: Io avevo tre anni, quando i miei genitori mi hanno promessa in sposa. Quando hanno preso accordi, avevo tre anni. Sono stata allevata per essere sua moglie. Mi hanno insegnato che il mio colore preferito era l’oro, perché era il suo colore preferito. Mi hanno detto che il mio cibo preferito doveva essere il suo cibo preferito. Leggevo solo i libri che piacevano a lui. E poi le sue canzoni preferite al pianoforte. E adesso mi verso un bicchiere di porto, perché era il suo vino preferito. E di conseguenza deve essere anche il mio. Non ho mai avuto un solo…

E tutte le volte che ho sognato, che ho immaginato, che ho sperato e pianificato, non ho mai riflettuto su come sarebbe stato dal momento in cui lui fosse scomparso, spazzato via da questa terra. Sono stata cresciuta per lui e ora sono nuova. Completamente nuova e ora non so nemmeno come si respira l’aria che lui non ha espirato. Questo mondo continua a cambiare.

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La regina Carlotta Lady Agatha Danbury monologo serie tv

Monologo femminile: Tokyo.

Monologo_Tokyo_La casa di carta_Rabbit Hole_Bassano del Grappa

Ecco l’idea per un monologo da utilizzare per un self tale, un casting o uno showreel.
Tokyo è uno dei personaggi principali della serie “La casa di carta”.
La trovi su Netflix. Il monologo si trova alla primissima scena, del primo episodio della prima stagione… non puoi sbagliare!

Mi chiamo Tokyo. Ma quando è cominciata questa storia, non mi chiamavo così. Qualche mese fa c’era un articolo sul giornale: “Rapina con tre morti. Sospettata in fuga”. Come potete immaginare… quella in fuga ero io. L’articolo sottolineava: “Morto uno dei rapinatori”. E quello, era l’amore della mia vita. L’ultima volta che l’ho visto, era in una pozza di sangue, con gli occhi aperti. Eravamo riusciti a fare 15 rapine pulite. Ma non bisogna mischiare amore e lavoro. Non funziona mai. Perciò quando la guardia in banca a sparato… ho dovuto cambiare professione. Da ladra ad assassina. E da allora sono sempre in fuga. In un certo senso, sono morta anch’io con il mio amore. O quasi morta. Mi sono nascosta, perché se mi avessero presa mi sarei beccata trent’anni. Io non sono fatta per invecchiare in galera. Sono più il tipo che scappa. Con corpo e anima. E se il corpo non può scappare, che almeno scappi la mia anima! 

C’era il sole quel giorno, stavo per imbarcarmi su un cargo cinese, e credevo di andare a dire addio a mia madre. Invece stavo andando verso una trappola. Fu allora che apparve il mio angelo custode. Com’è fatto un angelo custode? Non ti immagineresti mai un tizio in cravatta che guida una Seat Ibiza del ’92. Ma lui si accosta e mi domanda se ho un minuto. Io tiro fuori la pistola e gli chiedo se è un dannato poliziotto. Lui mi giura che sto andando al macello. Mi mostra le foto: vedo la polizia che mi aspetta a casa di mia madre. E avevano più armi di quante ne avessi mai viste. Mi avrebbero ammazzato di sicuro. Così ho conosciuto il Professore. Proprio mentre gli puntavo la pistola sotto la cintura. La cosa bella dei buoni rapporti è che ci si dimentica sempre di come sono iniziati.
Comunque, il professore mi salva e mi propone una rapina, dice proprio: “Una rapina speciale… che frutterà 2400 milioni di euro!”. Nessuno aveva mai organizzato un colpo così grandioso! Ho pensato: Se devo finire di nuovo sui giornali, tanto vale sia per la rapina più grande della storia!” E così ho finito per chiamarmi Tokyo. 

E ora studiamo il colpo con il Professore e gli altri sette della banda. Ci conosciamo solo con un falso nome: quello di una città… Vedete il tizio laggiù che mi toglie gli occhi dal fondoschiena? È il signor Berlino. 35 anni. Ricercato. 27 rapine. Il colpo più grande? Parigi, 434 diamanti. Sarà il capo. Ah, Berlino è come uno squalo in una piscina. Puoi fartici il bagno, ma non puoi mai stare tranquilla!
Il cinquant’anni in fondo che tossisce è il signor Mosca. Scappava sotto le miniere asturiane. Poi ha capito che fruttava di più scavare verso l’alto. Sei pelliccerie, tre orologerie e una banca. È bravo con la con la lancia termica e ogni arnese industriale. Il ragazzo seduto dietro di lui? Suo figlio Denver. Droghe, denti e costole rotte. Una vera testa calda.
E poi c’è il mio punto debole. Rio. Quanto è carino… una specie di Mozart dei computer. Scrive algoritmi da quando aveva sei anni. Sa tutto su allarmi ed elettronica, ma per tutte le altre cose della vita è nato ieri. E poi ci sono i due gemelli Helsinki e Oslo. Niente di che. Anche il piano più raffinato a bisogno di soldati. Chi meglio di due serbi? Magari sanno anche pensare ma, sinceramente? Non credo che lo sapremo mai! 

Volete sapere chi è quella 25 enne dalla faccia simpatica? È Nairobi, un’inguaribile ottimista. Falsifica banconote da quando aveva 13 anni. Ora è l’addetta al controllo qualità. Probabilmente è fuori di testa, mi fa morire dal ridere. Vedrete… tra poco i telegiornali parleranno di noi. Tutti i giorni, ogni famiglia in Spagna si chiederà cosa facciamo e che intenzioni abbiamo. E sapete, in fondo in fondo, cosa penseranno? Penseranno: “Che bastardi… magari c’avessi pensato io!”.

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La casa di carta monologo serie tv Tokyo

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