Ecco l’idea per un monologo da utilizzare per un self tale, un casting o uno showreel.
Tokyo è uno dei personaggi principali della serie “La casa di carta”.
La trovi su Netflix. Il monologo si trova alla primissima scena, del primo episodio della prima stagione… non puoi sbagliare!
Mi chiamo Tokyo. Ma quando è cominciata questa storia, non mi chiamavo così. Qualche mese fa c’era un articolo sul giornale: “Rapina con tre morti. Sospettata in fuga”. Come potete immaginare… quella in fuga ero io. L’articolo sottolineava: “Morto uno dei rapinatori”. E quello, era l’amore della mia vita. L’ultima volta che l’ho visto, era in una pozza di sangue, con gli occhi aperti. Eravamo riusciti a fare 15 rapine pulite. Ma non bisogna mischiare amore e lavoro. Non funziona mai. Perciò quando la guardia in banca a sparato… ho dovuto cambiare professione. Da ladra ad assassina. E da allora sono sempre in fuga. In un certo senso, sono morta anch’io con il mio amore. O quasi morta. Mi sono nascosta, perché se mi avessero presa mi sarei beccata trent’anni. Io non sono fatta per invecchiare in galera. Sono più il tipo che scappa. Con corpo e anima. E se il corpo non può scappare, che almeno scappi la mia anima!
C’era il sole quel giorno, stavo per imbarcarmi su un cargo cinese, e credevo di andare a dire addio a mia madre. Invece stavo andando verso una trappola. Fu allora che apparve il mio angelo custode. Com’è fatto un angelo custode? Non ti immagineresti mai un tizio in cravatta che guida una Seat Ibiza del ’92. Ma lui si accosta e mi domanda se ho un minuto. Io tiro fuori la pistola e gli chiedo se è un dannato poliziotto. Lui mi giura che sto andando al macello. Mi mostra le foto: vedo la polizia che mi aspetta a casa di mia madre. E avevano più armi di quante ne avessi mai viste. Mi avrebbero ammazzato di sicuro. Così ho conosciuto il Professore. Proprio mentre gli puntavo la pistola sotto la cintura. La cosa bella dei buoni rapporti è che ci si dimentica sempre di come sono iniziati.
Comunque, il professore mi salva e mi propone una rapina, dice proprio: “Una rapina speciale… che frutterà 2400 milioni di euro!”. Nessuno aveva mai organizzato un colpo così grandioso! Ho pensato: Se devo finire di nuovo sui giornali, tanto vale sia per la rapina più grande della storia!” E così ho finito per chiamarmi Tokyo.
E ora studiamo il colpo con il Professore e gli altri sette della banda. Ci conosciamo solo con un falso nome: quello di una città… Vedete il tizio laggiù che mi toglie gli occhi dal fondoschiena? È il signor Berlino. 35 anni. Ricercato. 27 rapine. Il colpo più grande? Parigi, 434 diamanti. Sarà il capo. Ah, Berlino è come uno squalo in una piscina. Puoi fartici il bagno, ma non puoi mai stare tranquilla!
Il cinquant’anni in fondo che tossisce è il signor Mosca. Scappava sotto le miniere asturiane. Poi ha capito che fruttava di più scavare verso l’alto. Sei pelliccerie, tre orologerie e una banca. È bravo con la con la lancia termica e ogni arnese industriale. Il ragazzo seduto dietro di lui? Suo figlio Denver. Droghe, denti e costole rotte. Una vera testa calda.
E poi c’è il mio punto debole. Rio. Quanto è carino… una specie di Mozart dei computer. Scrive algoritmi da quando aveva sei anni. Sa tutto su allarmi ed elettronica, ma per tutte le altre cose della vita è nato ieri. E poi ci sono i due gemelli Helsinki e Oslo. Niente di che. Anche il piano più raffinato a bisogno di soldati. Chi meglio di due serbi? Magari sanno anche pensare ma, sinceramente? Non credo che lo sapremo mai!
Volete sapere chi è quella 25 enne dalla faccia simpatica? È Nairobi, un’inguaribile ottimista. Falsifica banconote da quando aveva 13 anni. Ora è l’addetta al controllo qualità. Probabilmente è fuori di testa, mi fa morire dal ridere. Vedrete… tra poco i telegiornali parleranno di noi. Tutti i giorni, ogni famiglia in Spagna si chiederà cosa facciamo e che intenzioni abbiamo. E sapete, in fondo in fondo, cosa penseranno? Penseranno: “Che bastardi… magari c’avessi pensato io!”.
Nel blog di Rabbit Hole trovi altri monologhi e dialoghi!
Fatti un giro 😉