Accetta le critiche… ma non il giudizio!

Ci sono momenti nella vita in cui pensiamo di non avere più l’età, di aver già scelto ciò che potevamo scegliere e che ormai sia già tutto costruito, come se avessimo seminato nel nostro orticello solo zucchine e ci fossimo resi conto troppo tardi che magari sarebbe stato utile piantare anche qualche pomodoro.

La verità è che non è così e che, più spesso di quanto immaginiamo, il blocco arriva solo ed esclusivamente da noi stessi e dal numero di paraocchi che abbiamo deciso di indossare.

Ogni giorno ci ritroviamo ad essere più preoccupati a moderare il nostro comportamento e le nostre scelte sulla base del giudizio di chi ci sta attorno piuttosto che sull’istinto e su quello che potremmo fare senza la preoccupazione di “oddio, mi stanno tutti a guardare, che diranno di me?”

Ti è mai successo di avere un capo d’abbigliamento che riesci ad indossare solo in ferie? Un paio di scarpe o di occhiali che ti piacciono da morire ma che non indossi nella tua zona per paura di incontrare qualcuno che conosci?
E poi te ne vai in vacanza e lì te ne freghi e finisci per sentirti dieci volte più sicuro di te stesso/a. 
Beh… non mentire. Capita a tutti, il punto è che non tutti se ne rendono conto.

Vuoi sapere un segreto?
Di quello che fai o non fai agli altri non gliene frega un granché.
E se gliene frega è perché non hanno niente di meglio da fare e a questo punto non vale nemmeno la pena di preoccuparsi del loro giudizio, non trovi?

Uno dei feedback più belli che abbia sentito recentemente arriva da una delle allieve del corso di Musical. Il suo ringraziamento andava alle insegnanti del laboratorio per avergli trasmesso il concetto del “chi se ne frega di quanti anni hai, balla e lasciati andare!”
Sembra una stupidaggine ma non lo è, anzi, è davvero un insegnamento di vita.

La soluzione è semplice quanto difficile da mettere in pratica: FREGATENE.
Fregatene, balla e lascia che chi ti sta accanto si nutra della libertà che finirai per trasmettergli.

Ti sei mai chiesto perché certe persone risultano così carismatiche? Probabilmente è un mix di fattori diversi ma credo che in larga misura molto dipenda dalla libertà, dall’energia che emanano per la semplice capacità di aprirsi al mondo senza preoccuparsi troppo.

Accetta le critiche ma evita i giudizi inutili. C’è una bella differenza fra “giudicare” e “criticare”. Sentirsi giudicati può portare a dei blocchi importanti, molti degli allievi di Rabbit Hole lo sanno così bene di scegliere un corso di recitazione proprio per riuscire a “lasciarsi andare”.
Scegliere di accettare delle “critiche” costruttive è invece tutt’altro discorso ed è una qualità necessaria per poter crescere in qualsiasi disciplina.

Che ne pensi?

Come prendere decisioni (quelle giuste?)

Ciao a tutti,
prendere decisioni non è mai facile, vero?

A volte siamo chiamati a fare scelte immediate, altre volte ci troviamo di fronte a decisioni che potrebbero cambiare la nostra vita tra due o quattro anni.
Mark Twain una volta disse: “Il segreto per andare avanti è iniziare.
E quante volte ci siamo trovati bloccati proprio all’inizio?

Pensateci: quanto è difficile prendere una decisione immediata? Quella pressione che ci fa sentire come se tutto dipendesse da un singolo istante. Ma è altrettanto complesso prendere decisioni a lungo termine, quelle che non vedranno i loro effetti subito, ma che plasmeranno il nostro futuro.

E voi, come prendete decisioni? Qual è il vostro metodo? Vi trovate meglio sotto pressione o preferite prendervi del tempo per riflettere?

Personalmente, ho riflettuto sul mio approccio e mi sono resa conto che spesso do troppo spazio al cervello. Ci sono momenti in cui ascoltare la pancia o il cuore sarebbe molto meglio. Come disse Steve Jobs:
“Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e il vostro intuito. In qualche modo sanno già cosa volete veramente diventare.”

Ruth Chang, filosofa e professoressa presso l’University College di Oxford, in una delle sue famose TED Talk, ci offre una prospettiva interessante su come affrontare le scelte difficili. Secondo Chang, le scelte difficili sono difficili non perché una delle opzioni sia migliore dell’altra, ma perché ciascuna opzione rappresenta un valore diverso per noi. Lei sostiene che prendere una decisione difficile è un’opportunità per definire chi vogliamo essere. Le scelte difficili ci permettono di creare dei “propri ragionamenti”, un concetto che ci aiuta a non sentirci sopraffatti dalla necessità di trovare la scelta “giusta” ma piuttosto di fare la scelta che ci rappresenta meglio.

Prendere decisioni con la testa ha i suoi vantaggi: analizzare razionalmente tutte le opzioni, basarsi su dati concreti ed esperienze passate può ridurre l’influenza delle emozioni e portare a scelte ben ponderate. Tuttavia, ascoltare il cuore ha il suo fascino. L’intuizione e la passione ci guidano verso ciò che ci rende davvero felici e ci fanno sentire in sintonia con la nostra decisione.

Avete mai preso una decisione seguendo la ragione anche se l’istinto urlava un’altra cosa? Vi siete mai pentiti? Com’è finita?
Fatemelo sapere rispondendo a questa mail! Mi piacerebbe davvero conoscere le vostre esperienze e i vostri metodi.

Baci!
Rabbit Hole

Responsabile o Creativo?

Qualche mese fa, in una delle Newsletter che mi capita di leggere (The 6am Review di Francesco Favaro), ho letto una brevissima considerazione in merito al termine RESPONSABILITÀ, legato a questa citazione di Paulo Coelho:
“Un guerriero responsabile non è quello che si prende sulle spalle il peso del mondo. È colui che ha imparato ad affrontare le sfide del momento”.

Inizio con una citazione per suggerire una riflessione sulla parola “responsabilità” e domandarti: che significato dai tu a questo termine?

Non continuare a leggere, fermati un secondo a pensarci, formula la tua risposta e poi continua.
Credo che la mia risposta sarebbe molto simile alla prima parte della citazione di Zio Coelho… una cosa come: è responsabile colui che fa tutto il possibile per portare a termine il proprio dovere, oppure… mi sento responsabile quando mi assumo il compito di gestire/tutelare altre persone rispetto ad un determinato lavoro o una determinata situazione..

Insomma, se penso al termine “responsabilità”, in generale mi sale addosso una sensazione di peso, del tipo “Oddio tocca a me prendermi la responsabilità di gestire bene questa cosa, di fare in modo che tutti tornino a casa sani e salvi, devo costringermi a  fare solo scelte mature, non mi posso divertire, devo essere responsabile!”

Forse sto un po’ esagerando, ma il concetto è più o meno questo.
Se invece guardiamo all’origine latina del termine (respònsus) capiamo che è legato alla parola rispondere, impegnarsi a rispondere delle proprie azioni nei confronti degli altri o di noi stessi.

La differenza è sottile ma non troppo, perché se ci soffermiamo a riflettere sull’origine latina capiamo tre cose (dal mio punto di vista almeno).

– Responsabilità e coraggio vanno a braccetto.
Come afferma la citazione: “Un guerriero responsabile è colui che ha imparato ad affrontare le sfide del momento” quindi è effettivamente colui che risponde, reagisce, colui che non si lascia affliggere passivamente dai problemi ma si mette in moto per risolverli, anche e soprattutto se non hanno a che fare con nessuno se non con sé stesso.

Siamo gli unici responsabili di noi stessi.
Detto in altre parole: non dare la colpa agli altri per quello che ti accade o per come ti senti e prenditi una volta per tutte la responsabilità per la tua vita.-

Non ti piace una cosa? Cambiala.
Non ti piace una persona? Smetti di frequentarla. Non puoi fare a meno di agire in un certo modo anche se poi sai che starai male? Agisci, prova delle soluzioni alternative per evitare di farlo un’altra volta.. oppure continua a farlo, ma non dare più la colpa a tua nonna, il cane o la zia che ti ha cresciuto in questo modo.

 

Essere responsabili non è sinonimo di “essere noiosi”.
Perché è questo che mi fa pensare il termine: siccome sono una persona responsabile allora significa che sono anche quel tipo di persona che non si sa divertire. E se fosse l’esatto contrario? Chi più di una persona in grado di rispondere a testa alta alle sfide del momento può considerarsi creativa e stimolante?
Forse nessuno.
Tutto questo per raccontarti un pensiero che nasce dalla mia ormai ferrea convinzione che spesso quello che ci raccontiamo per non voler mettere in moto un progetto o una scommessa che riguarda la nostra vita è solo una marea di scuse senza sostanza. Non so te, ma io sono stanca del vittimismo immotivato dunque ecco la sfida dell’estate:  

Impara ad essere responsabile della tua vita e delle tue scelte. Smettila di scusarti e prendi in mano quello che non ti piace, cambialo, e se è difficile riprovaci, sii creativo/a e tenta un’altra soluzione perché forse non lo sai ma… raramente qualcosa (qualunque cosa) funziona al primo tentativo.

Cosa ne pensi?
Fammelo sapere nei commenti!

Stai perdendo tempo? No… stai alimentando la tua musa.

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Questa Newsletter nasce con l’intenzione di aprire una piccola parentesi su uno dei temi cardine di questo periodo: IL TEMPO e la sua maledettissima gestione quotidiana.

L’intenzione è quella di legare questo tema ai concetti di CREATIVITÀ e ISPIRAZIONE, con l’obiettivo di capire qual è il metodo più azzeccato per gestire il tempo che dedichiamo ai nostri progetti personali senza diventare paranoici e rischiare di mollare tutto prima ancora di vedere dei risultati concreti.

Perchè se è vero che da un lato è importante investire anima e corpo nei lavori in cui crediamo, è altrettanto vero che anche il “troppo” può danneggiare la nostra produttività.

Soffri anche tu della sindrome
“Non fermarti mai perchè chi si ferma è perduto”? 

Se la risposta è positiva ti do il mio benvenuto nel club e ti invito farti una domanda che pongo a me stessa ogni volta che mi ritrovo nel loop di questa strana sindrome sempre più contagiosa:

Ma se davvero decidessi di fermarti un attimo… che cosa accadrebbe di così terribile?

Classica risposta:
“Resto indietro”

Ok… ma resti indietro rispetto a chi? E soprattutto… rispetto a cosa, di preciso?

E poi… siamo davvero sicuri che l’accanimento sia l’atteggiamento giusto per avanzare? E se provassimo a fare esattamente il contrario?

A questo punto, mi tornano alla mente le parole di uno dei miei vecchi docenti alla Silvio d’Amico:

“Prendi il tempo per perderti e alimentare la tua musa”

 

Uno dei docenti specializzati in sceneggiatura per le serie tv amava ripeterci questa frase che, con il tempo, ho imparato a interpretare più che altro come un ordine categorico.

Ma cosa significa alimentare la musa?

In parole semplici potrebbe risuonare come una frase di questo tipo:

Non farti troppe paranoie se al posto di lavorare attivamente su uno dei tuoi progetti creativi, perdi del tempo navigando online, leggendo articoli in grado di stimolare il criceto che hai in testa o spendendo le tue serate a guardare l’ultima serie in uscita su una delle mille piattaforme alle quali sei abbonato. Anche se l’IO GIUDICE non smetterà di farti sentire in colpa facendoti credere che stai solo perdendo tempo, sappi che non è così… quello che stai facendo, invece, è alimentare la musa della tua creatività”.

Per quanto mi riguarda questo concetto è diventato quasi una sfida, ed è per questa stessa ragione che qualche giorno fa ho deciso di alimentare la mia personale musa acquistando due libri connessi al mondo di TALES FROM THE LOOP: una miniserie visibile su Prima Video che ti consiglio se ti piacciono le storie lente, un po’ oniriche e dai tratti sci-fi.

I due libri in questione illustrano graficamente e con piccoli inserti romanzati, i dettagli di questo mondo, la sua storia e la storia dei robot e degli abitanti che lo popolano. Un perfetto esempio di storytelling per il progetto di un autore (Simon Stålenhag) che è nato come un libro illustrato, è diventato un gioco da tavolo dopo una campagna di crowdfounding, per poi essere trasformato in una serie tv originale Prima Video.

 

Qualcuno potrebbe dire che perdersi fra gli scaffali di una libreria e scoprire questi piccoli tesori è una perdita di tempo ma sono ormai piuttosto convinta che sia tutto l’opposto.

La nostra creatività non può lavorare al 100% se non le forniamo degli input dai quali trarre ispirazione. È per questo che ora passo la palla anche a te e ti invito a selezionare un momento di questa settimana per dedicare del tempo alla tua musa.

Come la alimenterai?

Non aspettare il momento giusto… il tempo non ha pazienza.

Non aspettare_tempo_blog_RabbitHole_BassnodelGrappa

Una pagina su Instagram ha attirato la mia attenzione: il profilo si chiama “ZACHPOGROB”. Non so chi sia Zach né cosa faccia nella vita ma una cosa è certa e puoi verificarla quando vuoi.
Il suo profilo è pieno di constatazioni più o meno semplici e dirette ma decisamente vere.
Sono riflessioni in grado di parlare chiaro e forte alla tua anima… se la tua anima sa ascoltare (ovviamente).

Te ne condivido una in particolare:

Blog_RabbitHole_BassanodelGrappaL’ultimo concetto per me è qualcosa di fondamentale: “Quando scommetti tutto su un sogno, la vita comincia a diventarlo” ed io non posso fare a meno di collegare questa verità con il concetto del tempo e del modo in cui decidiamo di utilizzarlo, giorno dopo giorno. 

Man mano che passano gli anni mi rendo conto che il tempo non torna più, quello che stiamo vivendo in questo istante non tornerà più e così le nostre emozioni, i nostri sogni e le scommesse sulle quali decidiamo di investire le nostre energie.

Tutto questo è scontato, risaputo, quasi banale… allora perché molti di noi continuano a sprecare attimi preziosi nell’attesa che arrivi il momento adatto, il giorno giusto per mettere da parte ciò che facciamo senza il minimo interesse e prendere in mano ciò che ci fa davvero battere il cuore? 

A volte sembra che la vita che dobbiamo vivere sia un dovere e non un diritto.
Molti di noi sono diventati grandi con l’idea che il lavoro stesso sia un’attività da compiere in attesa di avere il tempo e i soldi per permetterci qualcos’altro, quella cosa che ci interessa davvero. Poi però accade che quel momento arriva e noi non abbiamo la più pallida idea di cosa sia quella cosa che stavamo aspettando di fare. Semplicemente non ci conosciamo abbastanza, non sappiamo cosa ci fa battere il cuore e ci rende vivi. 

 

Allora perché aspettare? Blog_RabbitHole_BassanodelGrappa

“Non aspettare di trovare il tempo. Metti da parte il tempo per le cose che contano.”

E se ti sembra che sia troppo tardi fermati, siediti in quell’unico posto in cui sai di poter stare bene, e rileggi le parole di questo sconosciuto che ho deciso di condividere con te. Se non conosci l’inglese non preoccuparti, proverò a parafrasarle prendendomi la libertà di arricchirle con qualche considerazione personale.

 

Ricomincia. Inizi da zero. Inizia dal nulla. Abbandona l’ego e tutto ciò che pensi di sapere di te stesso, della tua vita, e trova uno scopo. Allontanati dalle abitudini per trovare la gioia. Ne vale la pena. Sempre. La maggior parte delle persone non lascerà alle spalle decenni di lavoro per iniziare decenni di gioco. Per iniziare a fare ciò che lo fa stare davvero bene. Fallo. Rischia. Quando si scommette tutto su un sogno, la vita comincia a diventare quel sogno.
Questo non significa per forza che devi fare la valigia e andartene, mollare tutto quello che hai fatto fino a ieri e investire i risparmi di una vita sulla prima idea che ti passa per la testa.
Significa semplicemente che dobbiamo smettere di dare per scontata la vita, le nostre giornate. 
Significa che se la mattina non riesci a trovare una ragione per alzarti dal letto devi smettere di pensare che sia giusto così e che i giorni felici arriveranno con la pensione.
Al contrario, vuol dire che è arrivato il momento di fare un dialogo con te stesso e farti una sola domanda: cosa mi fa battere il cuore? Non ieri, non domani, ma oggi.

 

Credi nelle tue idee.

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CREDI NELLE TUE IDEE!
Non giudicarle.

Ti è mai venuta un’idea impossibile?
Allora ascolta questa storia:

L’altro giorno ho ascoltato un podcast che mi ha tenuta con il fiato sospeso come non succedeva da tempo. È uscito nell’aprile del 2022 e si intitola “Antologia di S.”, scritto da Riccardo Fazi.
Lo trovi gratuitamente su Rai Play Sound quindi non hai scusa per non ascoltarlo 😉

Perché dovresti? 

Perché è l’esempio perfetto di come un’idea per registrare un podcast che chiunque giudicherebbe come “impossibile” possa trasformarsi in qualcosa di molto potente: un mezzo per raccontare la storia di una cittadina, di un popolo, di una precisa epoca storica e dei ricordi di quello stesso popolo a distanza di 22 anni.

Nel 1993 Riccardo Fazi trascorre una settimana di vacanza a Rimini con i suoi genitori. Conosce qui una ragazza, quattordicenne come lui, che la sera prima della sua partenza lo saluta regalandogli una musicassetta registrata con un messaggio: “Ciao Roma! Ci vediamo a Santarcangelo!” 22 anni dopo Riccardo parte alla ricerca di quella voce.

“Antologia di S.” è un podcast che si snoda attraverso gli intricati sentieri del passato e del presente. La storia inizia con una domanda affascinante e semplice: “riuscirà il narratore a trovare una ragazza conosciuta al mare 22 anni prima solo grazie alla sua voce?” Questo enigma diventa il cuore pulsante della narrazione. Il podcast ci porta in una cittadina costiera, un luogo in cui il tempo sembra sospeso tra le onde dell’oceano e le storie dei suoi abitanti.

Ciò che rende “Antologia di S.” così coinvolgente è la sua capacità di trascinare l’ascoltatore attraverso una serie di episodi, alimentati dalla ricerca di una risposta a questa domanda. Quante volte ripensiamo alle persone che abbiamo conosciuto nel passato, ai legami che abbiamo perso o alle storie d’amore che non si sono mai compiute? E se da una semplice domanda potesse nascere una storia meravigliosa?

Il podcast ci invita a riflettere sulla potenza delle relazioni umane e sulla magia che può scaturire da un incontro casuale, anche a 22 anni di distanza.

E se mettessi davvero mano a una di quelle esperienze di vita?
Avresti il coraggio di smuovere un’intera città alla ricerca di una voce?

“Antologia di S.” ci insegna una preziosa lezione: non giudicarti e non giudicare mai le tue idee, nemmeno le più banali. Questo podcast è la storia di un uomo che ha deciso di scombinare le carte di un’intera città con l’unico obiettivo di ritrovare una voce. Quello che ha creato fa venire la pelle d’oca.

Se ci avesse raccontato la sua idea prima di metterla in pratica, cosa avremmo fatto?
Probabilmente gli avremmo risposto che era IMPOSSIBILE. Eppure, è proprio questa determinazione a seguire un’idea apparentemente folle che ha portato alla creazione di un’opera straordinaria.