Stai perdendo tempo? No… stai alimentando la tua musa.

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Questa Newsletter nasce con l’intenzione di aprire una piccola parentesi su uno dei temi cardine di questo periodo: IL TEMPO e la sua maledettissima gestione quotidiana.

L’intenzione è quella di legare questo tema ai concetti di CREATIVITÀ e ISPIRAZIONE, con l’obiettivo di capire qual è il metodo più azzeccato per gestire il tempo che dedichiamo ai nostri progetti personali senza diventare paranoici e rischiare di mollare tutto prima ancora di vedere dei risultati concreti.

Perchè se è vero che da un lato è importante investire anima e corpo nei lavori in cui crediamo, è altrettanto vero che anche il “troppo” può danneggiare la nostra produttività.

Soffri anche tu della sindrome
“Non fermarti mai perchè chi si ferma è perduto”? 

Se la risposta è positiva ti do il mio benvenuto nel club e ti invito farti una domanda che pongo a me stessa ogni volta che mi ritrovo nel loop di questa strana sindrome sempre più contagiosa:

Ma se davvero decidessi di fermarti un attimo… che cosa accadrebbe di così terribile?

Classica risposta:
“Resto indietro”

Ok… ma resti indietro rispetto a chi? E soprattutto… rispetto a cosa, di preciso?

E poi… siamo davvero sicuri che l’accanimento sia l’atteggiamento giusto per avanzare? E se provassimo a fare esattamente il contrario?

A questo punto, mi tornano alla mente le parole di uno dei miei vecchi docenti alla Silvio d’Amico:

“Prendi il tempo per perderti e alimentare la tua musa”

 

Uno dei docenti specializzati in sceneggiatura per le serie tv amava ripeterci questa frase che, con il tempo, ho imparato a interpretare più che altro come un ordine categorico.

Ma cosa significa alimentare la musa?

In parole semplici potrebbe risuonare come una frase di questo tipo:

Non farti troppe paranoie se al posto di lavorare attivamente su uno dei tuoi progetti creativi, perdi del tempo navigando online, leggendo articoli in grado di stimolare il criceto che hai in testa o spendendo le tue serate a guardare l’ultima serie in uscita su una delle mille piattaforme alle quali sei abbonato. Anche se l’IO GIUDICE non smetterà di farti sentire in colpa facendoti credere che stai solo perdendo tempo, sappi che non è così… quello che stai facendo, invece, è alimentare la musa della tua creatività”.

Per quanto mi riguarda questo concetto è diventato quasi una sfida, ed è per questa stessa ragione che qualche giorno fa ho deciso di alimentare la mia personale musa acquistando due libri connessi al mondo di TALES FROM THE LOOP: una miniserie visibile su Prima Video che ti consiglio se ti piacciono le storie lente, un po’ oniriche e dai tratti sci-fi.

I due libri in questione illustrano graficamente e con piccoli inserti romanzati, i dettagli di questo mondo, la sua storia e la storia dei robot e degli abitanti che lo popolano. Un perfetto esempio di storytelling per il progetto di un autore (Simon Stålenhag) che è nato come un libro illustrato, è diventato un gioco da tavolo dopo una campagna di crowdfounding, per poi essere trasformato in una serie tv originale Prima Video.

 

Qualcuno potrebbe dire che perdersi fra gli scaffali di una libreria e scoprire questi piccoli tesori è una perdita di tempo ma sono ormai piuttosto convinta che sia tutto l’opposto.

La nostra creatività non può lavorare al 100% se non le forniamo degli input dai quali trarre ispirazione. È per questo che ora passo la palla anche a te e ti invito a selezionare un momento di questa settimana per dedicare del tempo alla tua musa.

Come la alimenterai?

Come nutri la tua mente?

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Come hai deciso di nutrire la tua mente nel 2024?

Mi spiego meglio.

Siamo tutti abituati a dire frasi come “da gennaio mangio sano”“da domani vado in palestra tutti i giorni”, o ancora “alla fine di questo pacchetto smetto di fumare”.
Tutte idee meravigliose. Prendersi cura del proprio corpo è di fondamentale importanza, senza ombra di dubbio.

Ma alla mente chi ci pensa?
Forse è il caso di cominciare a capire come smettere di alimentarla di cibo spazzatura e cominciare a farle fare qualche giro in ristoranti stellati… non trovi? 

Lo spunto per questa newsletter arriva dalla puntata n.23 di uno dei Podcast che ascolto abitualmente. Si chiama COACHING PODCAST, condotto da Francesco Fornaro.
L’episodio si intitola proprio così: “Come nutri la tua mente?” e parla degli stimoli che quotidianamente affollano i nostri pensieri e, di conseguenza, il nostro modo di agire nel mondo. Giorno dopo giorno.
Esistono, infatti, nutrimenti esterni: stimoli che non si fermano mai e che finiscono per avere un profondo effetto sulla nostra mente proprio per la loro costanza. Provengono dall’ambiente che frequentiamo, dalle persone che ci circondano e da tutte le nostre relazioni personali.
Presta attenzione a questo tipo di stimoli e prova a chiederti se ti forniscono energia o se, piuttosto, te ne privano.

Aggiungi poi tutto il lato “mediatico” della tua vita. Quante ore trascorriamo sui social? E quanto tempo dedichiamo invece a selezionare il cibo con il quale vogliamo nutrire la nostra mente e favorire la nostra crescita personale?

Se è vero che il modo in cui pensiamo e agiamo è dettato dagli stimoli che assorbiamo ogni giorno, allora è il caso di pensarci sù e di cominciare a cercare il ristorante stellato più vicino.
Personalmente, seleziono i miei ristoranti tra le decine e decine di podcast che affollano le piattaforme.
Se condividi con me interessi come la crescita personale, la creatività e curiose storie di imprenditoria allora ho qualche consiglio per te!

 

COACHING PODCAST di Francesco Fornaro
Qui troverai strategie, metodi, tecniche, attitudini e mentalità per affrontare gli ostacoli pensando bene e meglio.
→ Il momento giusto è mai
→ Rompi le tue routine, adesso!
→ Buttare via, lasciare andare

 

HACKING CREATIVITY di Edoardo Scognamiglio e Federico Favot
Adatto a chi lavora con la creatività ed è alla ricerca di nuovi metodi per produrre idee.
→ Pablo Trincia e il giornalismo che diventa seriale
→ Intuiti, Fabula, Cicero: rivoluzionare il processo creativo con un mazzo di carte
→ I segreti del podcast Indagini con Stefano Nazzi

 

SUPERCRASH di Will Media e Boats Sound
Dove si raccontano le incredibili ascese e i crolli implacabili delle più grandi ed entusiasmanti avventure imprenditoriali italiane.
→ Freedomland, l’occasione per diventare tutti ricchi
→ L’Unicorno, la startup che voleva salvare il mondo dalla plastica

 

Concluderò questa Newsletter con il pensiero finale di Francesco Oggiano: ogni pensiero che generiamo lascia una specie di scia dietro di sé che si porta appresso pensieri simili perchè i pensieri che generiamo fanno risonanza fra loro e funzionano come una calamita.

Quindi o troviamo il modo di pensare meglio, oppure scegliamo di pensare meno (ma con qualità).

E tu? Con quali prodotti nutri la tua mente?
Condividili con me scrivendo un commento qui sotto!

 

Potrebbe sempre andare peggio… potrebbe piovere!

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Perché empatizziamo con il dolore dei personaggi che vediamo sullo schermo, ci emozioniamo e facciamo il tifo per loro?
Perché è importante vedere il protagonista di una storia soffrire, soffrire ancora, e poi ancora di più, fargli fare un passo in avanti e due indietro ogni volta che deve proseguire nel raggiungimento del suo obiettivo?
Siamo dei sadici o c’è qualche altra ragione?

Se ti piacciono le serie tv, i film, i buoni romanzi, le graphic novel (insomma le storie in generale) forse avrai notato che per riuscire a farti empatizzare con il protagonista, il narratore posiziona all’inizio della storia (e poi dissemina man mano nel corso della trama) degli elementi che, con le giuste dosi, stimolano il tuo interesse instillandoti nella testa delle domande del tipo:
– Riuscirà a salvarsi/uscire da questo problema?
– Come farà a dimostrare di essere innocente?
– Ora che ha scoperto di avere i giorni contati, cosa deciderà di fare della sua vita?

 

TE LO RICORDI IL PILOTA DI BREAKING BAD?

Un esempio (un po’ inflazionato ma sempre coerente) è l’episodio pilota di Breaking Bad. Nel pilota, il personaggio di Walter White (l’eroe) attraversa una serie di situazioni che contribuiscono a delineare il senso di immenso disagio per la vita che sta vivendo prima della mazzata finale: ha i giorni contati a causa di un cancro ai polmoni.

Se sei curioso/a di conoscere gli elementi che ti hanno letteralmente incollato al divano per 5 stagioni e 62 episodi continua a leggere. Quelli che trovi di seguito sono gli ingredienti che hanno attivato la tua empatia fin dal pilota:

1) Situazione economica precaria… (sfondiamo una porta aperta)
Walter White è un insegnante di chimica sottovalutato e deriso dai suoi stessi alunni, costretto a lavorare anche in un autolavaggio per arrivare a fine mese. La sua difficoltà finanziaria è immediatamente riconoscibile e suscita simpatia.

2) Annuncio della malattia… (chiunque condivide questa paura)
Walter riceve la notizia devastante di avere un cancro ai polmoni. Questa rivelazione aggiunge un elemento di tragico alla sua situazione e suscita compassione.

3) Rifiuto dell’offerta di aiuto finanziario… (orgoglio condivisibile)
Nonostante la sua situazione finanziaria disperata, Walter rifiuta l’offerta di aiuto finanziario dal cognato Hank. La sua dignità e orgoglio possono essere qualità con cui molti spettatori si identificano.

4) Scoperta della gravidanza della moglie… (della serie “non c’è fine al peggio”)
Come se non bastasse, la moglie di Walter, Skyler, annuncia la sua gravidanza, portando una nuova responsabilità finanziaria e mettendo ulteriormente sotto pressione il protagonista. La famiglia è una fonte di preoccupazione aggiuntiva.

5) Incontro con Jesse Pinkman… (a mali estremi, estremi rimedi)
Walter si imbatte in Jesse Pinkman, un ex studente coinvolto nel traffico di droga. L’idea di entrare in questo mondo criminale per garantire il futuro finanziario della sua famiglia è introdotta come un’opzione disperata e difficilmente lo spettatore non empatizza con Walter White quando decide di tentare questa strada per risolvere i suoi problemi.

6) Decisione di produrre metanfetamine… (il fine giustifica i mezzi)
Walter prende la decisione di entrare nel mondo della produzione di metanfetamine con Jesse come socio. Questo è il momento in cui lo spettatore può iniziare a tifare per lui, vista la sua situazione difficile e la volontà di fare qualcosa di estremo per proteggere la sua famiglia. Walter White inizia l’attività per un VALORE UNIVERSALMENTE RICONOSCIUTO: LA FAMIGLIA.

7) Momento di potere… (vai e spacca!)
Quando Walter mostra la sua competenza chimica nel laboratorio di metanfetamine, acquisisce un senso di potere e controllo che può generare empatia da parte dello spettatore, radicato nella sua ricerca di autodeterminazione. Tutti noi vogliamo dimostrare di avere la stoffa per raggiungere gli obiettivi che desideriamo. In questo caso, dopo aver visto Walter deriso dai suoi stessi studenti, è un piacere vedere che riesce a dimostrare di essere un vero professionista nella sua materia.

8) Rifiuto della paura:
Nonostante le minacce e le intimidazioni, Walter si rifiuta di farsi intimorire. Questo atteggiamento di sfida può ispirare empatia da parte dello spettatore che vede il protagonista affrontare coraggiosamente le avversità e lottare con tutte le sue forze per raggiungere il suo obiettivo.

Questi sono solo alcuni degli elementi chiave che contribuiscono a creare un senso di empatia nei confronti di Walter White nel pilota di Breaking Bad. La combinazione di difficoltà personali, decisioni difficili e la lotta per il controllo della propria vita contribuiscono a costruire un personaggio complesso e avvincente che mette in moto una serie di domande drammatiche finalizzate a trasportare emotivamente lo spettatore negli episodi successivi.

Quello di Breaking Bad è solo un esempio ma, se ci fai caso, molte delle serie o dei film ai quali ti sei affezionato/a usano elementi simili.
Ti va di scovare altri esempi come quello che hai letto in questo articolo?
Mi piacerebbe sapere quali sono gli ingredienti in grado di suscitare la tua empatia nei confronti di un personaggio e per questa ragione, se ti va, ti chiedo di condividerli con me scrivendo un commento qui sotto 🙂

Qual è il tuo prossimo Moonshot?

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Cosa ti viene in mente se uso il termine MOONSHOT?

Escludendo una serie di film che portano questo titolo, il termine moonshot è originariamente associato al programma spaziale degli Stati Uniti durante gli anni ’60, il cui obiettivo principale era inviare un uomo sulla Luna. Oggi però, con moonshot ci si può riferire a un progetto ambizioso, spesso al di là degli obiettivi convenzionali, che richiede un impegno eccezionale e che può portare a progressi significativi e rivoluzionari.

Ho ritrovato questo termine qualche settimana fa, leggendo L’importanza di osare di Jane Case e da allora mi è rimasto in testa.
Il libro, in generale, parla di grandi scommesse, dell’importanza del rischio e del coraggio necessario per intraprendere una crescita personale e professionale nella propria vita.
In questo senso ho cominciato a ripensare ai miei obiettivi e ho cercato di individuare l’entità del mio personalissimo moonshot.
Ho ripensato al 2023 e alle mille sfide che ha portato con sé.
Quali di queste hanno avuto successo? E quali altre invece hanno fallito?

“Fai esattamente la cosa che pensi di non essere in grado di fare. Fallisci in questa cosa. Riprovaci. Le uniche persone che non cadono mai sono quelle che non hanno mai cercato di volare alto.”

– Cit. Oprah Winfrey

Non so se a te capita lo stesso ma, per me, dicembre rappresenta un punto di svolta, un mese nel quale è bene fermarsi un secondo, immedesimarsi un po’ nel personaggio di Barbero e fare un piccolo storico di quanto è accaduto nell’anno appena trascorso.
Quindi, mettere da parte la ricerca e voltare pagina, definendo cosa mi propongo di diventare nell’anno successivo. 
In poche parole… definire qual è il mio prossimo MOONSHOT.

 

Per quanto riguarda Rabbit Hole, il moonshot del 2023 può essere riassunto con due parole: formazione online.
Sono ormai due anni che lavoro con l’obiettivo di rendere Rabbit Hole un punto di riferimento per tutti coloro che condividono la passione per la recitazione e la scrittura al di là dell’indirizzo di residenza e non è stato facile… non è facile.
Un po’ perché c’è ancora molto scetticismo rispetto all’online, un po’ perché questo scetticismo ha contagiato anche la mia sicurezza e l’idea che ha guidato questo obiettivo fin dalla nascita.
Perché è chiaro che tutto comincia con un’idea e con una motivazione. 
La mia idea è che l’online offra possibilità che altrimenti molti di noi non potrebbero permettersi (entrare in contatto con professionisti residenti a chilometri di distanza o addirittura in un altro continente, studiare all’interno di accademie e realtà importanti senza l’obbligo di un trasferimento…) e la mia motivazione è che tutto questo l’ho sperimentato sulla mia pelle, sfruttando il periodo di pandemia per crescere e alimentare il più possibile un desiderio messo da parte perché ormai apparentemente irrealizzabile.
Da quelle esperienze “a distanza” sono nate nuove amicizie ma anche nuove collaborazioni, nuove opportunità e infine… nuovi lavori.
Cosa avrei perso se non avessi messo da parte lo scetticismo?
“Se vi trovate a considerare l’eventualità di uscire dalla vostra zona di comfort e sperimentare qualcosa di nuovo per piazzare la vostra grande scommessa, ricordate di mettere nero su bianco quello che rischiate di perdere se NON correte quel rischio.”

– Cit. Jane Case

Ecco perchè non ci siamo fermati e, malgrado un forte ritardo sul piano di partenza, i primi corsi online sono pronti sulla piattaforma di lancio e due di questi hanno già aperto le iscrizioni!
Non so come andranno questi primi esperimenti ma se c’è una cosa che non ci spaventa, è il rischio di vedere cosa succederà scavando un po’ più a fondo nella tana del bianconiglio.

Ti invito a fare lo stesso: a guardarti indietro per capire quali delle attività del 2023 ti hanno reso una persona diversa e quale sarà invece la scommessa per il 2024. 

Pensa in grande, non scoraggiarti e non fermarti di fronte alle prime difficoltà. Spero che questa piccola condivisione possa esserti utile ma, se non bastasse, ti lascio con un’ultima citazione presa dal libro di cui ti ho parlato all’inizio: L’importanza di osare.

“Le persone sagge riescono a vedere le nuove opportunità che scaturiscono dalle delusioni e sanno che il momento ideale per condurre una sperimentazione ardita non arriva mai, ma se aspetti troppo a lungo rischi che ti passi sotto il naso. È vero, la tempistica è tutto, ma come dice un proverbio anglosassone: il momento migliore per piantare un albero fu vent’anni fa; il momento dopo quello… è adesso”

Quale sarà il tuo MOONSHOT nel 2024?
Ricorda che nessuno può sapere come andrà a finire ma… il modo migliore per predire il futuro è crearlo.

Dicembre con Rabbit!

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Siamo arrivati all’ultimo mese dell’anno che, come al solito, si prospetta denso di avvenimenti, eventi, promozioni e annunci di vario tipo
Lo spirito Natalizio di Rabbit non si nasconde di sicuro ed è per questo che, come forse avrai già notato se ci segui nei social (se non lo fai sei una brutta persona dunque provvedi immediatamente!), anche quest’anno abbiamo pensato a dei regali da mettere sotto l’albero. 

Colgo quindi l’occasione per presentarti Babbo Rabbit e il suo sacco pieno di promozioni per te e per tutti i parenti, amici e nemici (perché no) ai quali vorresti regalare uno dei nostri corsi 😉
Per non perdere l’occasione, hai solo una cosa da fare: scrivere alla mail segreteria.rabbithole@gmail.com scrivendo quale corso hai scelto e se si tratta di un regalo.
Attenzione: la promozione è valida solo prenotando la tua adesione alla prova ENTRO IL 25 DICEMBRE.


VUOI FARE UN REGALO?
Specifica nella mail il nome del destinatario e riceverai una GIFT CARD RABBIT personalizzata pronta per essere impacchettata e messa sotto l’albero.

VUOI FARTI UN REGALO? Perfetto! Se si tratta di un corso che prevede una prova gratuita fissata a gennaio, avrai l’opportunità di mantenere attiva la tua promozione e sfruttarla solo nel caso in cui deciderai di procedere con l’iscrizione.

MA NON È FINITA QUI!

Sono finalmente pronti i primi due corsi di formazione dedicati al mondo della SCENEGGIATURA e del PODCASTING che Rabbit Hole ha ideato per tutti coloro che desiderano coltivare una passione e farla crescere anche restando comodamente seduti sul divano di casa 😉

Scherzi a parte… se hai la passione per la scrittura e in particolare per le SERIE TV e i PODCAST ti consiglio di dare una sbirciata al programma di questi laboratori. In entrambi i casi avrai la possibilità di confrontarti con delle professioniste del settore ed essere guidato in diretta nello sviluppo di un tuo progetto personale.

Passiamo agli eventi:
È in arrivo il secondo Open Mic di Rabbit Hole:
Martedì 12 Dicembre ore 20.45
Ti aspettiamo in Villa Angaran San Giuseppe a Bassano del Grappa per fare il tifo ai nostri super performer! Il tuo voto sarà fondamentale per decidere chi sarà il performer vincitore della serata che andrà in finale con tutti gli altri vincitori. I finalisti combatteranno all’ultimo applauso per aggiudicarsi un buono di 150 euro in corsi Rabbit Hole.

Chi gareggerà per affiancare il nostro Filippo Brigo sul trono dei vincitori?!

ALTRI APPUNTAMENTI CON RABBIT
Rabbit sarà presente in diversi eventi natalizi, comprese le annuali letture assieme ai nostri piccoli attori! Seguici nei social per aggiornamenti 😉

 

Le storie sono pericolose

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Le storie sono pericolose!
Lo sapevi?

Tutti noi sappiamo quanto siano importanti le storie all’interno della nostra quotidianità ma pochi riescono davvero a percepire quanto siano… pericolose.

In che senso?
In questi giorni ho trovato il TED Talk della scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie e ho pensato di condividerlo con voi per dirottarlo nell’ambito della scrittura e ragionare assieme su quanto sia importante la scelta del punto di vista quando decidiamo di raccontare una storia (qualsiasi tipo di storia).

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IL PERICOLO DI ASCOLTARE UNA SOLA STORIA

La scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie sottolinea il pericolo di fare esperienza di un’unica narrazione su una persona, un gruppo di persone o un evento. Per spiegarlo, condivide la sua esperienza di crescita in Nigeria dove, per anni, ha letto solo libri per bambini britannici e americani plasmando così la sua percezione di come dovrebbe essere la letteratura.
Quando invece scoprì i libri africani, capì che anche persone come lei (etnicamente parlando) potevano esistere nella letteratura e avere una voce.
Attraverso questa semplice considerazione, sottolinea quanto i bambini siano impressionabili e quanto le storie possano influenzare la loro percezione del mondo.

Allo stesso modo, in quanto narratori, dovremmo avere costante consapevolezza di quanto le nostre storie e il nostro punto di vista possono influenzare il mondo e la cultura di una società.

 

L’INFLUENZA DEGLI STEREOTIPI

Quand’era bambina, Chimamanda aveva un domestico, Fide, e ascoltando la storia di Fide dal punto di vista dei suoi genitori è cresciuta con la percezione che la famiglia del domestico non avesse altre caratteristiche se non quella della povertà e della miseria. Quell’unica narrazione le ha impedito di vedere “oltre” e di notare quanto invece quella famiglia fosse “ricca” sotto altri punti di vista.

Per questa ragione è importante conoscere gli stereotipi tipici di certe narrazioni e personaggi, arrivare tanto vicino da sfiorarli… e poi cambiare direzione. Vedere oltre, cambiare punto di vista, trovare la nostra originalità.

“La singola storia crea stereotipi, e il problema degli stereotipi non è il fatto che possano essere falsi, ma che siano incompleti”.

 

Newsletter_Novembre_RabbitHole_BassanodelGrappaIL POTERE DELLA NARRAZIONE

Le storie sono influenzate dal potere, compreso chi le racconta, come vengono raccontate e quante storie vengono raccontate. Chimamanda sottolinea che chi detiene il potere ha la capacità di plasmare la narrazione e renderla la storia definitiva di una persona o di un gruppo di persone.

Una bella responsabilità, non trovi?
Quante storie abbiamo ascoltato senza pensare che, in realtà, esiste sempre più di un punto di vista. Le nostre vite, le nostre culture, sono composte da molte storie sovrapposte e così anche la trama del mondo immaginario che scegliamo di raccontare. Per questo sono importanti i personaggi secondari e il loro personale punto di vista sul tema che stiamo affrontando in quanto narratori.

Ecco che oltre a dover scegliere quale storia sia giusto raccontare, dovremmo anche interrogarci sul da che parte cominciare e a chi farla raccontare perché ora sappiamo che iniziare una storia da un punto diverso può cambiarne completamente il significato. Il significato della narrazione, del messaggio che vorremmo trasmettere e della riflessione che, volente o nolente, susciteremo in chi ci farà l’onore di ascoltarla.

Tu che ne pensi?
Fammelo sapere e continua a seguire Rabbit Hole!

Monologhi cercasi disperatamente

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Stai cercando il prossimo monologo da interpretare?
So bene quanto possa essere stimolante, ma al tempo stesso impegnativo e stressante il processo di formazione e crescita come attore/attrice.
Tra le sfide più comuni che hai già incontrato (se sei qui) e che incontrerai più volte nel corso della tua carriera c’è anche questa: la ricerca di monologhi di qualità sui quali esercitarti, preparare video da allegare al tuo showreel personale e/o l’audizione di ruoli specifici. 

Ma non preoccuparti!
Rabbit è qui per darti una mano.
In questo articolo, condividerò con te 2 monologhi utili allo scopo. Sono pezzi tra il comico e il cinico che caratterizza da sempre la scrittura di Woody Allen.
Sono tratti da due dei suoi film più famosi: “Io e Annie” e “Basta che funzioni.”

 

Online puoi trovare diverse interpretazioni degli stessi monologhi interpretati sia al maschile che al femminile, il che ti darà l’opportunità di vedere come altri attori hanno affrontato gli stessi testi con interpretazioni differenti.

 

Per comodità di seguito ti lascio i link agli spezzoni originali e la trascrizione testuale.

 

WOODY ALLEN – “IO E ANNIE”

Vecchia storiella. Due vecchiette sono ricoverate nel solito pensionato per anziani e una di loro dice: “Ragazza mia, il mangiare qua dentro fa veramente pena”, e l’altra: “Sì, è uno schifo, ma poi che porzioni piccole!”. Be’, essenzialmente è così che io guardo alla vita: piena di solitudine, di miseria, di sofferenza, di infelicità e disgraziatamente dura troppo poco. E c’è un’altra battuta che è importante per me; è quella che di solito viene attribuita a Groucho Marx, ma credo dovuta in origine al genio di Freud, e che è in relazione con l’inconscio; ecco, dice così – parafrasandola – ehm… «Io non vorrei mai appartenere a nessun club che contasse tra i suoi membri uno come me». È la battuta chiave della mia vita di adulto in relazione alle mie relazioni con le donne.
Sapete, ultimamente i pensieri più strani attraversano la mia mente perché sono sui quaranta e penso di attraversare una crisi o che so, chi lo sa… Io, io… Non mi preoccupa invecchiare, non sono di quei tipi…  Lo so, quassù mi si apre una piazzetta, ma peggio di questo per ora non mi è successo, anzi credo che migliorerò invecchiando. Ecco, sapete, credo che sarò il… il tipo virilmente calvo, sapete, come dire, l’esatto contrario dell’argentato distinto, per esempio, ecco. E se no nessuno dei due. Divento uno di quelli che si perdono i filini di bava dalla bocca, vagano per i mercatini con la borsa della spesa sbraitando contro il socialismo. Annie e io abbiamo rotto e io ancora non riesco a farmene una ragione. Io… io continuo a studiare i cocci del nostro rapporto nella mia mente e a esaminare la mia vita cercando di capire da dove è partita la crepa, ecco… Un anno fa eravamo innamorati, sapete. È strano, non sono il tipo tetro, non sono il tipo deprimente. Io, io, io… io sono stato un bimbo ragionevolmente felice, credo. Sono cresciuto a Brooklyn durante la seconda guerra mondiale.

 

WOODY ALLEN – “BASTA CHE FUNZIONI”

Perché volete ascoltare la mia storia?
Ci siamo già incontrati?
Ci siamo simpatici?
Sentite ve lo dico subito, ok, io non sono un tipo simpatico, la simpatia non è mai stata una priorità per me, e per essere chiari, questo non è un film per oh quanto mi sento bene. Se siete di quegli idioti che devono sentirsi bene, fatevi fare un massaggio ai piedi.
Ma qual’è il significato di tutto? Niente. Zero. Nulla. Tutto finisce in niente. Anche se non mancano gli idioti farfuglianti. Non parlo di me. Io una visione ce l’ho. Sto parlando di voi. Dei vostri amici. Dei vostri colleghi. Dei vostri giornali. Della TV. Tutti molto felici di fare chiacchiere. Completamente disinformati. Morale. Scienza. Religione. Politica. Sport. Amore. I vostri investimenti. I vostri figli. La salute. Cazzo, se devo mangiare nove porzioni di frutta al giorno per vivere, non voglio vivere. Io detesto la frutta e la verdura. E i vostri omega 3. E i tapis roulant. E l’elettrocardiogramma. E la mammografia. E la risonanza pelvica. E, oh mio dio, la colonscopia. E con tutto ciò, arriva sempre il giorno in cui vi ficcano in una scatola. E avanti con un’altra generazione di idioti, i quali vi diranno tutto sulla vita, e decideranno per voi quello che è appropriato. Mio padre di è suicidato perché i giornali del mattino lo deprimevano. E lo potete biasimare? Con l’orrore, la corruzione, l’ignoranza, e la povertà, i genocidi, e l’AIDS, e il riscaldamento globale, e il terrorismo, e quegli idioti dei valori della famiglia, e quei maniaci delle armi. L’orrore di Kurz alla fine di Cuore di Tenebra, l’orrore. E beato lui non distribuivano il Times nella giungla, se no l’avrebbe visto l’orrore. Che si può fare? Leggetevi qualche massacro nel Darfur o di uno scuolabus fatto esplodere, e attaccate oh mio dio l’orrore. Poi girate pagina e finite le vostre uova di galline ruspanti. Perché tanto che si può fare? Si è sopraffatti. Anch’io ho tentato di suicidarmi. Ovviamente non ha funzionato. Perché mai volete sentire queste cose. Voi avete già i vostri di problemi. Sono sicuro che siete ossessionati da un gran numero di tristi speranze e sogni, dalle vostre prevedibilmente insoddisfacenti vite amorose, dai vostri falliti affari, ah se solo avessi comprato quelle azioni, se solo avessi comprato quella casa anni fa, se solo c’avessi provato con quella donna, se questo, se quello, sapete una cosa, risparmiatemi i vostri avrei potuto avrei dovuto. Come mia madre diceva sempre se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carrozza. Mia madre le ruote non le aveva, aveva le vene varicose. Eppure, la signora ha partorito una mente brillante, mi hanno preso in considerazione per il Nobel per la fisica. Non l’ho ottenuto, però si sa, è tutta politica, come ogni altra finta onorificenza. Detto tra noi? Non crediate che io sia amareggiato per qualche batosta personale. Per gli standard di una insensata e barbarica civiltà, sono stato piuttosto fortunato. Ho sposato una bella donna che era ricca di famiglia. Per anni abbiamo vissuto a Big Man place. Insegnavo alla Columbia, teoria delle stringhe.

Spero che questi due monologhi possano esserti utili e fammi sapere nei commenti quali altre sfide sono in agguato nella tua carriera di attore/attrice.
Rabbit Hole è qui per darti una mano!

Caratterizzare un personaggio. 3 esercizi per attori e scrittori.

Caratterizzare un personaggio_RabbitHole_Blog_Teatro_Scrittura
Esistono degli esercizi specifici per caratterizzare al meglio un personaggio?

Questa è una domanda che mi è stata posta recentemente in un paio di occasioni: da un amico che sta lavorando alla caratterizzazione di un personaggio sulla scena la prima, e da un’allieva di Rabbit Hole in fase di ideazione e scrittura di un cortometraggio la seconda.

La risposta che ho dato ad entrambi è più o meno la stessa e ho pensato di condividerla anche con te, fornendoti 3 semplici esercizi che potrebbero risultare piuttosto utili in fase di prova o scrittura.

Provali e fammi sapere se hanno funzionato!


ESERCIZIO N. 1

 

BIOGRAFIA DEL PERSONAGGIO

Inizia scrivendo una biografia completa del tuo personaggio principale, dalla nascita alla situazione attuale nel contesto del tuo romanzo, della tua sceneggiatura o all’interno dell’opera teatrale che stai studiando. Se è un personaggio realmente esistito fai una ricerca riguardante la sua vita e segnati i passaggi più importanti mentre, se è un personaggio di finzione, inventa da zero. Lascia spazio all’immaginazione e crea il suo passato. Includi dettagli come nome completo, data di nascita, luogo di nascita, educazione, esperienze di vita significative, relazioni familiari, e altro ancora. Questo ti aiuterà a comprendere meglio la storia del personaggio e come è diventato la persona che è nel presente della tua storia o dell’opera teatrale.

 

ESERCIZIO N. 2

 

RELAZIONI PERSONALI

Crea un diagramma delle relazioni: disegna un diagramma che mostri le relazioni chiave del tuo personaggio principale con gli altri personaggi. Questo può aiutarti a visualizzare le dinamiche interpersonali e a capire come il tuo personaggio si relaziona con gli altri. Chiediti come questi rapporti influenzano lo influenzano e come lui/lei influenza gli altri.

 

ESERCIZIO N. 3

 

INTERVISTA IL PERSONAGGIO

Questo è un esercizio che ho svolto nel corso della mia formazione teatrale ma che si adatta molto bene anche ad un percorso di scrittura. Può essere svolto a coppie ma in un lavoro di gruppo diventa ancora più efficace.

Immagina di essere la persona che desidera approfondire il proprio eroe, l’antagonista o qualsiasi altro personaggio secondario, quindi prendi una sedia e siediti di fronte al resto del gruppo. Bene, ora non sei più “te” ma il personaggio che hai scelto. Non abbandonare mai questa consapevolezza e prova a prendere questo esercizio il più seriamente possibile.

Ora il gruppo comincerà a farti delle domande per conoscerti meglio:

  • Come ti chiami?
  • Da dove vieni?
  • Chi sono i tuoi genitori?
  • Che rapporto avevi con loro?
  • Quali sono i tuoi sogni..

Insomma, qualsiasi cosa. È un esercizio d’improvvisazione quindi lasciati andare, non meditare troppo sulle risposte e se compare qualche contraddizione tanto meglio, la contraddizione è parte integrante dell’essere umano e servirà a rendere il tuo personaggio ancor più vero e autentico.

Ricorda che mentre lavori su questi esercizi, è importante essere flessibili e aperti a modificare o adattare il tuo personaggio se nuove idee emergono durante il processo di scrittura. Un personaggio ben sviluppato è dinamico e può evolversi nel corso della storia. 

Conosci altri esercizi utili ad approfondire la caratterizzazione di un personaggio?
Fammelo sapere e buon lavoro!

Credi nelle tue idee.

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CREDI NELLE TUE IDEE!
Non giudicarle.

Ti è mai venuta un’idea impossibile?
Allora ascolta questa storia:

L’altro giorno ho ascoltato un podcast che mi ha tenuta con il fiato sospeso come non succedeva da tempo. È uscito nell’aprile del 2022 e si intitola “Antologia di S.”, scritto da Riccardo Fazi.
Lo trovi gratuitamente su Rai Play Sound quindi non hai scusa per non ascoltarlo 😉

Perché dovresti? 

Perché è l’esempio perfetto di come un’idea per registrare un podcast che chiunque giudicherebbe come “impossibile” possa trasformarsi in qualcosa di molto potente: un mezzo per raccontare la storia di una cittadina, di un popolo, di una precisa epoca storica e dei ricordi di quello stesso popolo a distanza di 22 anni.

Nel 1993 Riccardo Fazi trascorre una settimana di vacanza a Rimini con i suoi genitori. Conosce qui una ragazza, quattordicenne come lui, che la sera prima della sua partenza lo saluta regalandogli una musicassetta registrata con un messaggio: “Ciao Roma! Ci vediamo a Santarcangelo!” 22 anni dopo Riccardo parte alla ricerca di quella voce.

“Antologia di S.” è un podcast che si snoda attraverso gli intricati sentieri del passato e del presente. La storia inizia con una domanda affascinante e semplice: “riuscirà il narratore a trovare una ragazza conosciuta al mare 22 anni prima solo grazie alla sua voce?” Questo enigma diventa il cuore pulsante della narrazione. Il podcast ci porta in una cittadina costiera, un luogo in cui il tempo sembra sospeso tra le onde dell’oceano e le storie dei suoi abitanti.

Ciò che rende “Antologia di S.” così coinvolgente è la sua capacità di trascinare l’ascoltatore attraverso una serie di episodi, alimentati dalla ricerca di una risposta a questa domanda. Quante volte ripensiamo alle persone che abbiamo conosciuto nel passato, ai legami che abbiamo perso o alle storie d’amore che non si sono mai compiute? E se da una semplice domanda potesse nascere una storia meravigliosa?

Il podcast ci invita a riflettere sulla potenza delle relazioni umane e sulla magia che può scaturire da un incontro casuale, anche a 22 anni di distanza.

E se mettessi davvero mano a una di quelle esperienze di vita?
Avresti il coraggio di smuovere un’intera città alla ricerca di una voce?

“Antologia di S.” ci insegna una preziosa lezione: non giudicarti e non giudicare mai le tue idee, nemmeno le più banali. Questo podcast è la storia di un uomo che ha deciso di scombinare le carte di un’intera città con l’unico obiettivo di ritrovare una voce. Quello che ha creato fa venire la pelle d’oca.

Se ci avesse raccontato la sua idea prima di metterla in pratica, cosa avremmo fatto?
Probabilmente gli avremmo risposto che era IMPOSSIBILE. Eppure, è proprio questa determinazione a seguire un’idea apparentemente folle che ha portato alla creazione di un’opera straordinaria.